Il disturbo dell’attenzione è noto anche come Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività o ADHD, acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder. Questo è una condizione comportamentale che si manifesta in diversi modi. Può influire sulla sfera scolastica, sociale ma anche familare.
Come per i disturbi dell’apprendimento (DSA), tra cui la dislessia, l’ADHD viene spesso riconosciuto a scuola, solitamente tra i 6 e i 12 anni. È bene, tuttavia, non confondere il disturbo con la vivacità naturale del bambino.
Se diagnosticata tempestivamente, il bambino è in grado di partecipare alle attività scolastiche e sociali normalmente.
All’interno delle scuole, fondamentale sarà creare un piano didattico personalizzato, come previsto dalla normativa BES del 2012 o della legge 104 del 1992.
Scopriamo le caratteristiche del disturbo, i sintomi e le conseguenze per il bambino e come viene eseguita la diagnosi. Importante è anche capire come gestire il disturbo.
Sintomi principali del disturbo dell’attenzione
I principali sintomi del disturbo dell’attenzione sono la poca attenzione e scarsa concentrazione, la disattenzione, l’impulsività e l’iperattività.
Se in età prescolare o mentre il bambino frequenta la scuola dell’infanzia riconoscere i sintomi è più difficile, la prima diagnosi viene confermata quando il bambino accede alla scuola primaria. La maestra, infatti, durante le ore di lezione, se nota alcuni comportamenti che indicano il disturbo può richiedere un consulto specialistico.
L’ADHD può manifestarsi in modi differenti. I più evidenti sono la poca attenzione nello svolgere i compiti e nel partecipare ai giochi. Anche la sbadataggine, la mancata cura dei dettagli e gli errori frequenti dovuti alla disattenzione sono tipici del disturbo.
Il bambino appare irrequieto, irascibile, impulsivo e non è capace di stare fermo e tranquillo. Spesso è violento ed aggressivo. Inoltre, non segue le istruzioni e non completa i compiti assegnati, specialmente il copiato, le letture lunghe, gli esercizi di calcolo. Evita i compiti impegnativi.
Il bambino tende a dimenticare le richieste e gli eventi a lungo termine ed avere problemi di condotta.
Conseguenze
Il disturbo porta il bambino ad avere uno scarso rendimento scolastico, difficoltà relazionali con i compagni sebbene il suo continuo parlare con gli altri.
Quando il disturbo deve essere ancora diagnosticato, il bambino è spesso rimproverato per il suo comportamento. Come conseguenza, il bambino può sentirsi inadeguato, in difficoltà, può demoralizzarsi e rifiutare ogni forma di aiuto.
Usa parole ed espressioni semplici, ha problemi di articolazione e balbettio, fa errori di dislocazione delle lettere in una parola o in una frase. Ha difficoltà, inoltre, nell’esprimersi verbalmente sebbene comprenda sul momento quanto gli è stato detto. Il bambino, può manifestare anche problemi di coordinazione, avere problemi di postura, non rispondere agli stimoli motori correttamente, avere difficoltà a scrivere e disegnare.
Dall’altro lato, anche la classe può reagire “emarginando” il compagno.
Diagnosi del disturbo dell’attenzione
Sarà l’indagine di uno psicologo e di un neuropsichiatra infantile a diagnosticare il disturbo dell’attenzione. Questa non può avvenire se non c’è collaborazione con altre figure professionali, come il pediatra e gli insegnanti, e i genitori.
A tal fine, la procedura prevede la raccolta di informazioni attraverso i genitori, gli insegnanti e lo stesso bambino. Questi saranno sottoposti ad interviste semistrutturate e a questionari. Utili all’indagine saranno anche i colloqui effettuati tra bambino e familiari.
Inoltre, per una diagnosi approfondita, il bambino potrà essere sottoposto a test di valutazione dell’attenzione, della concentrazione, dell’intelligenza e della personalità.
Cura del disturbo dell’attenzione
L’intervento specialistico avviene su più fronti.
Nell’ambito scolastico, come suggerito dalla normativa BES del 2012 e della legge 104 del 1992, il bambino, affetto da ADHD, sarà seguito da un’insegnante speciale. A tal proposito la scuola potrà richiedere delle consulenze esterne sulle strategie comportamentali da seguire.
Il bambino potrà essere sottoposto a training cognitivo, training di abilità sociali e potrà seguire una terapia per il comportamento. Per lui saranno stabiliti degli interventi di potenziamento dell’apprendimento ed interventi cognitivo-comportamentali per accrescere l’autostima.
Nei casi più gravi, potrà essere d’aiuto intervenire sul bambino anche con la psicoterapia. Sarà il medico a stabilire se è il caso di prescrivere anche delle cure farmacologiche specifiche.
Anche i genitori potranno, se richiesto, avere aiuto e sostegno in ambiente domestico (parent training).
Cosa fare
In caso di disturbo dell’attenzione, genitori, famiglia e insegnanti, dovranno dare i comandi ed assicurarsi che il bambino li esegua. Dovranno inoltre dare l’esempio e mostrarsi positivi, premiare e gratificare il bambino quando nonostante le difficoltà completa il compito.
È importante ignorare gli atteggiamenti lievemente negativi e rimproverarlo quando sbaglia senza essere aggressivi negli atteggiamenti.