La dislessia non è una malattia ma un disturbo dell’apprendimento che consiste nella difficoltà a leggere e comprendere un testo. I primi segnali si manifestano quando i bambini sono ancora piccoli ma diventano evidenti solo tra i 4 e i 5 anni di età. Il bambino è in seconda elementare. Quando un’insegnante riconosce che un bambino può essere dislessico, richiede l’intervento di un medico per confermare l’ipotesi. Una volta eseguita la diagnosi, la scuola provvede ad inserirlo nei programmi speciali per bambini con DSA, come stabilito dalla legge 170/2010.
Per DSA si intendono tutti quei disturbi dell’apprendimento che, oltre alla dislessia, includono disgrafia, discalculia e disortografia.
Sebbene non sia una malattia, avere un bambino affetto da questo disturbo può mettere in difficoltà un genitore. Impreparati, si chiedono infatti come poter aiutare il loro figlio senza creare in lui disagi o difficoltà di interazione e di apprendimento.
Dislessia: esercizi per l’apprendimento
La dislessia a scuola viene gestita attraverso degli strumenti compensativi per garantire al bambino dislessico la possibilità di apprendere in modo autonomo. È la stessa legge 170/2010 a stabilire questa procedura. Si tratta di tecniche di apprendimento che vengono utilizzate mediante l’uso del computer o di altre apparecchiature specifiche. A queste si associa un piano didattico e una metodologia adeguata al caso. L’obiettivo è compensare le difficoltà degli alunni dislessici puntando sulle loro abilità e potenzialità. Il bambino deve essere in grado di svolgere i compiti in piena autonomia.
Ma come può aiutarlo un genitore? L’interazione e la comunicazione con l’insegnante da parte dei genitori è fondamentale.
A casa, mamma e papà potranno aiutarlo nella lettura. Potranno, per esempio, leggere al bambino il testo, anche più di una volta, al fine di far comprendere completamente il testo.
Un altro esercizio è chiedere al bambino di raccontare ciò che è stato letto. L’obiettivo del riassunto orale è assicurarsi che il bambino sia stato attento e abbia compreso le parti fondamentali del testo.
I genitori, inoltre, potranno realizzare con il bambino delle mappe concettali che comprendano le parole chiave del testo e delle immagini. Le immagini, infatti, sono molto d’aiuto in caso di dislessia. A questo punto, il bambino potrà seguire la rilettura del brano da parte dei genitori sul disegno realizzato.
Ultimo passaggio, è fare riassumere ancora una volta oralmente il brano seguendo la mappa concettuale che potrà essere arricchita di nuove informazioni, tra testo e disegni.
Consigli per i genitori
La dislessia va affrontata per gradi, sia per l’insegnate che per i genitori. Organizzare i compiti per il proprio figlio dislessico richiede impegno. Non esiste un metodo standard nella gestione dei casi di dislessia, per cui bisogna andare per tentativi fino a quando non si riconosce quello più adatto.
Da evitare sono le punizioni, i rimproveri, le forzature, le critiche. Anche fargli cambiare classe non serve a risolvere il problema.
È importante, per questo motivo, pianificare, sapere cosa fare e in che modo comportarsi con il bambino dislessico mentre si aiuta nello studio.
Per facilitare l’apprendimento, può essere utile servirsi di materiale didattico, cartaceo o digitale, che coinvolga ed interessi il bambino. La curiosità nel bambino deve essere sempre alimentata. In quetso sono molto utili anche gli audiolibri. È importante che durante la lettura il bambino parteci attivamente; è necessario coinvolgerlo senza forzarlo.
Per sviluppare la sua capacità di concentrazione e di memoria è utile farlo giocare con giochi di carte o da tavolo (puzzle, memory) ed allenare la sua memoria con poesie e filastrocche semplici o con canzoni.
Leggergli libri di narrativa sempre diversi potrà aiutarlo ad apprendere nuove parole e ad interagire con gli altri. Un altro consiglio è quello di fare raccontare, commentare e parlare di ciò che si è visto in TV.
È importante eliminare o allontanare ogni fattore che possa distrarlo. Come per tutti i disturbi dell’apprendimento e dell’attenzione, anche una finestra o un oggetto sul tavolo può distogliere l’attenzione dalla lettura e dalla comprensione del testo.
Parlare con un figlio dislessico
Un aspetto che non deve essere sottovalutato è l’importanza di parlare con il bambino del suo problema. Deve acquisire consapevolezza e soprattutto comprendere che non è una malattia e che non si deve sentire inferiore ad altri compagni. Il bambino ha solo bisogno di più tempo per comprendere ciò che legge e questo non vuol dire che non sa leggere o che non ami la lettura. È fondamentale riconoscergli i risultati alla fine di ogni esercizio, incoraggiatelo e rassicuratelo.