Fino a poco tempo fa si conosceva solo l’ipocondria, ossia un disturbo legato all’ansia scaturito dalla paura di aver contratto una malattia grave, invalidante o mortale. Oggi invece si parla sempre più spesso di cybercondria, una fusione tra cibernetica ( tecnologia) e appunto ipocondria: la tendenza a ricercare su internet i sintomi della propria patologia ( o presunta tale), servendosi della Rete per fare delle autodiagnosi e, in alcuni casi, per ricorrere all’assunzione di farmaci senza prima averne informato il proprio medico.
Secondo un sondaggio compiuto dall’Istituto Medico Sant’Agostino il 97% degli intervistati ricerca da sè informazione sulla salute online. La cybercondria può ridurre le proprie capacità di autoguarigione? Si, se a condurre queste ricerche è una persona che concentra la propria attenzione soltanto sui casi più estremi e gravi, alimentando ansia e nutrendo dubbi sulla propria salute e la possibilità di stare meglio.
Per chi adotta questo sistema di fare da sè diagnosi, dopo una ricerca accurata su internet, va riconosciuto che non si è medici e che non si è in grado di collocare il sintomo nella corretta cornice. Inoltre il continuo parlare di ciò che ci affligge, generano spesso stati depressivi. Inoltre anche il sottoporsi a molti esami non è un comportamento saggio sè partono da nostra iniziativa, senza il parere del medico o di uno specialista.
Per difendersi dalla cybercondria è necessario ricordare a sè stessi che questo comportamento di continua ossessione deriva dall’ansia. Per questo è importante concentrarsi non troppo sul corpo ma spostando l’attenzione sulla propria interiorità e quindi chiederci se in realtà c’è qualcosa che ci preoccupa in questo momento, se sono arrabbiato o deluso, se sto trascurando qualcuno a cui tengo. In realtà non è sempre il corpo al centro della preoccupazione ma la mente è a suscitare il vero problema.
Collegato agli effetti negativi che troppe informazioni hanno sul nostro benessere psicofisico è l’infodemia, espressione emersa con il diffondersi del COVID 19, ossia un epidemia di informazioni, sempre allarmistiche e spesso poco fondate, che hanno portato a un vero e proprio picco di problemi di ansia patologica.
L’ossessione a lavarsi costantemente le mani, difficoltà di respirare nei luoghi pubblici, la paura di toccare qualsiasi superficie e controllare di continuo la propria temperatura corporea. Stando alle ricerche, gli italiani risulterebbero ai primi posti per la percentuale di persone che segnalano il rischio di subiredisagi psicologici venutasi a creare a causa della pandemia.