La Flotilla prosegue la sua corsa verso Gaza, determinata a portare aiuti umanitari, tra cui tonnellate di cibo e medicinali, per fronteggiare la carestia come conseguenza dello scontro militare in corso. Impossibile non notare l’affollamento delle piazze italiane e internazionali, piene zeppe di giovani, per sostenere la spedizione umanitaria diretta verso la Striscia di Gaza.
Paolo Crepet, interpellato ad esprimersi in merito, ha visto nell’enorme affluenza di ragazzi e ragazze in piazza, una dimostrazione lampante di come non vogliano restare a guardare passivamente, sebbene esista una differenza enorme tra impegno civile e rabbia cieca.
Crepet ha dichiarato: “Se la risposta diventa violenta, allora è la stessa minestra rigirata“, ricordando che ogni gesto di protesta debba sempre rispettare i valori democratici. Solo così si evita di sconfinare in un pragmatismo che guarda solo al potere e all’economia, mettendo la dignità delle persone sullo sfondo. L’esperto invita a non sottovalutare i gesti, anche minimi, che emergono dagli scontri militari. Nell’interpretare la telefonata di Netanyahu all’Emiro del Qatar, lo psichiatra ha affermato che chiedere scusa di un bombardamento è civiltà, non una svolta epocale, ma comunque un segnale da prendere sul serio, perché nel linguaggio politico internazionale le parole e i simboli contano quasi quanto i trattati scritti.
Crepet ha rivolto un messaggio finale direttamente alle piazze italiane e internazionali. L’ira, specialmente dei giovani, nei confronti di quanto sta succedendo a Gaza, l’indignazione per tutti i decessi che stanno avvenendo, può e deve tradursi in manifestazioni, però sempre nell’ambito della non violenza, citando quanto Gandhi e Mandela ci hanno insegnato: “hanno cambiato il mondo con la pace, non spaccando le vetrine delle banche”.
Se protestare è un diritto fondamentale, bisogna farlo senza punire chi non c’entra nulla. Questo è ciò che, tradotto in soldoni, l’esperto vuol dire. Per esplicare al massimo il suo concetto, ha utilizzato una metafora:” bloccare un treno di un povero pendolare. Se questo non lo chiamate violenza, allora la pensiamo in maniera diversa”. Le piazze popolate vanno benissimo, purché nel pieno rispetto dei valori democratici.