Chiede aiuto alla polizia contro l’ex violento ma le rispondono “non siamo un taxi”: 28enne perde la vita (1 / 2)

Chiede aiuto alla polizia contro l’ex violento ma le rispondono “non siamo un taxi”: 28enne perde la vita

Quando ha chiesto aiuto alla polizia, temendo seriamente per la propria vita, è stata accolta con freddezza. Nessuna misura di protezione, nessuna reale presa in carico della sua situazione. Solo indifferenza. Un’indifferenza che purtroppo ha avuto conseguenze nefaste: poco dopo, quella giovane donna ha perso la vita.

Da chi? Da colui che sosteneva di amarla. Si è così consumato l’ennesimo femminicidio, l’ennesima vita spezzata per mano di un uomo incapace di accettare un rifiuto, un addio, una libertà riconquistata. Il caso, l’ultimo di una lunga serie, ha suscitato un’ondata di indignazione in tutto il Paese.

Un Paese già scosso da altri femminicidi che, nel giro di poche settimane, hanno riacceso il dibattito pubblico su una piaga sociale che non può più essere ignorata. Ogni donna che perde la vita >è una sconfitta per tutti: per la società, per le istituzioni, per chi avrebbe dovuto e potuto intervenire. Le sue denunce erano rimaste inascoltate, archiviate forse come “liti di coppia”, minimizzate come accade troppo spesso.

Eppure lei aveva parlato chiaro: aveva paura. Ma nessuno ha colto il pericolo imminente. Nessuno ha agito in tempo. E così, quella richiesta d’aiuto si è trasformata in un grido nel vuoto. Questo ennesimo caso impone una riflessione seria su come vengono gestite le segnalazioni.

La vita di una donna non può dipendere dalla sensibilità di chi ascolta una denuncia. Le autorità hanno prontamente avviato un’indagine per appurare eventuali responsabilità. Ora la famiglia di questa giovane donna chiede giustizia. Scopriamo tutti i dettagli di questa vicenda nella pagina successiva.