Il mistero sulla scomparsa di Liliana Resinovich, la 63enne triestina trovata senza vita il 5 gennaio 2022 in un bosco,, si infittisce con sviluppi che lasciano sempre meno spazio all’ipotesi del gesto volontario. Le indagini, inizialmente orientate in questa direzione, hanno preso una svolta decisiva grazie a nuove perizie medico-legali e analisi specialistiche che confermano il sospetto di un delitto.
Una perizia medico-legale ha stabilito che la dipartita di Liliana è avvenuta per asfissia meccanica, escludendo così l’ipotesi di un decesso naturale o autoinflitto. Inoltre, sui sacchetti e sugli indumenti della 63enne sono state rinvenute tracce di peli appartenenti a terzi, un elemento che rafforza la tesi di un coinvolgimento esterno.
Questi reperti potrebbero essere cruciali per identificare un eventuale colpevole, aprendo la strada a nuovi riscontri investigativi. Il corpo spostato? Un altro tassello significativo arriva dalla consulenza di uno zoologo incaricato dalla famiglia. Studiando il comportamento della fauna nella zona del ritrovamento, l’esperto ha concluso che il corpo non si trovava nel bosco da molto tempo, contrariamente alle prime supposizioni.
Questo dettaglio suggerisce che Liliana potrebbe essere stata trasportata nel luogo del ritrovamento poco prima della scoperta, facendo pensare a una macchinazione per depistare le indagini. Le nuove prove riaccendono i riflettori su un caso che per mesi è rimasto nell’ombra del dubbio.
La Procura di Trieste, ora concentrata sulla pista del delitto, cerca nuovi riscontri per stringere il cerchio intorno al presunto colpevole. L’unico sospettato è al momento Sebastiano Visintin, che in queste ore ha rotto il silenzio con dichiarazioni sconvolgenti. “E’ stato un incidente..”: ecco tutti i dettagli nella pagina successiva.