A GrĂĽnwald, un tranquillo sobborgo immerso nel verde alle porte di Monaco di Baviera, la vita di tutti i giorni scorreva con la cadenza placida del fiume Isar che gli scorre accanto.
Sembrava l’immagine perfetta di un ritiro sereno.Per decenni, il velo di normalità ha protetto le due signore più famose d’Italia, le gemelle Kessler, rientrate in Germania nel lontano 1986 dopo aver lasciato il palcoscenico italiano al culmine del loro successo.
Nella loro casa descritta come uno specchio perfetto della loro unione, la routine era fatta di piccole, preziose abitudini. Si dedicavano al golf, facevano lunghe passeggiate lungo le rive dell’Isar e non perdevano uno spettacolo al teatro Komödie im Bayerischen Hof.

Ma nell’ombra di questa quotidianità elegante, per Ellen c’era stata la scoperta di una fragilità crescente, un segnale che il corpo non era più il meccanismo infallibile di un tempo. Proprio lo scorso agosto, aveva rivelato in un’intervista il danno inatteso: un pacemaker necessario e, poco dopo, la necessità di affrontare una serie continua di infusioni urinarie.
Questi sbalzi d’umore che la “buttavano giù” – una condizione mai sperimentata prima – avevano iniziato a disegnare un quadro di sofferenza che andava ben oltre il semplice invecchiamento.In quei mesi finali, solo un desiderio era rimasto in piedi, come un’ultima fiamma da accendere: un viaggio finale a Roma, la città che le aveva consacrate, un ultimo addio ai luoghi del trionfo.
Poi il ritorno nella quiete bavarese, il silenzio della casa che non era più soltanto un rifugio, ma il luogo scelto per una decisione assolutamente congiunta. Cosa ha sigillato l’epilogo, e quale forma ha preso questo gesto estremo, condiviso fino all’ultimo respiro? Che cosa era la bradiaritmia che avevano le gemelle?