Bossetti a Belve, la rivelazione dopo anni sul DNA sugli slip di Yara (1 / 2)

Bossetti a Belve, la rivelazione dopo anni sul DNA sugli slip di Yara

Massimo Bossetti è un muratore originario di Mapello, in provincia di Bergamo, balzato agli onori della cronaca per essere stato condannato all’ergastolo per il delitto di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata priva di vita tre mesi dopo in un campo a Chignolo d’Isola.

L’indagine fu una delle più complesse nella storia giudiziaria italiana: attraverso una vasta campagna di prelievi del DNA (oltre 25.000 campioni), gli inquirenti risalirono al profilo di un soggetto inizialmente sconosciuto, denominato “Ignoto 1”, che si rivelò essere figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, un autista di Gorno deceduto negli anni ’90.

Questo collegamento genetico portò gli investigatori a Bossetti, il cui DNA nucleare corrispondeva perfettamente a quello rilevato sugli indumenti della vittima. Sebbene il suo DNA mitocondriale risultasse assente, la corrispondenza del profilo nucleare fu ritenuta dagli inquirenti e dai giudici prova schiacciante.

A ciò si aggiunsero altri elementi indiziari: la presenza di polvere di cantiere compatibile con l’ambiente di lavoro di Bossetti, l’uso del suo furgone, e la localizzazione del suo cellulare nella zona della scomparsa di Yara. Il muratore finì in manette il 16 giugno 2014. Nel corso dei tre gradi di giudizio, la difesa ha sempre sostenuto l’innocenza dell’imputato, sollevando dubbi sulla catena di custodia del DNA e chiedendo ripetutamente nuove analisi, rigettate dalla magistratura.

In queste ore il muratore di Brembate è tornato a far parlare di sè per una intervista scottante rilasciata ai microfoni di Belve Crime. La rivelazione sul DNA trovato sugli slip sta facendo il giro del web, lasciando tutti senza parole. “Ecco come ci è finito…”: scopriamo tutti i dettagli nella pagina successiva.