
Il cerchio delle indagini si è stretto rapidamente, come anticipato. L’Ufficio della Procura di Arezzo ha notificato l’emissione di ben cinque avvisi di garanzia. Si tratta di un atto dovuto che permette l’accesso agli atti difensivi, in vista dell’autopsia, ma che delinea con chiarezza le responsabilità sotto la lente degli inquirenti.
Il capo d’accusa ipotizzato, per tutti gli indagati, è quello di concorso in delitto colposo.Tra i nomi figurano figure apicali della struttura, ma anche colei che per prima ha tentato di salvare il bambino. Stiamo parlando della maestra che per prima ha soccorso il piccolo Leonardo.
Per la donna, il colpo emotivo dell’evento è stato forte: subito dopo i fatti, la professionista ha accusato un grave malore.I fatti, ricostruiti dalle fonti, parlano di un assurdo sinistro: il bambino di due anni stava giocando quando il cordino della sua felpa è rimasto impigliato in una pianta. L’effetto è stato un colpo che non ha lasciato scampo al piccolo.La struttura in questione è l’asilo nido comunale di Soci (Arezzo), gestito dalla cooperativa Koinè.

La cooperativa, da parte sua, ha annunciato di aver avviato immediatamente una rigorosa indagine interna per chiarire ogni punto della dinamica.
La cooperativa ribadisce di aver già fornito agli investigatori tutte le informazioni chieste e conferma la “piena fiducia nel lavoro della magistratura”. Koinè conferma, inoltre, la composizione del personale: 16 operatrici complessive, di cui 11 educatrici e cinque assistenti. Al momento del decesso di Leonardo erano in servizio otto educatrici, quattro assistenti, la cuoca e l’aiuto cuoca, per un totale di 14 addetti. Il rapporto numerico con i 60 bambini del nido, precisa Koinè, è “coerente con la normativa vigente” e tutte le operatrici sono formate e aggiornate professionalmente. Inoltre gli spazi interni ed esterni risultano “a norma secondo le certificazioni previste”.