Bimbo deceduto all’asilo: la scoperta agghiacciante dall’autopsia (2 / 2)

Il corpo del piccolo Leo ha parlato, come si suol dire in termini di medicina legale, poiché ha chiarito, una volta per tutte, cosa si è consumato nel giardino dell’asilo nido comunale di Soci, strappando il bimbo dalla dimensione terrena in un batter di ciglia.

Leo è deceduto per asfissia meccanica. Ma come ha potuto un semplice oggetto, il laccio di un indumento, forse il cappuccio della sua giacca, parte di un abito infantile, agire come una trappola ? La risposta alla domanda lasciata in sospeso è arrivata dai primi riscontri investigativi e dall’esame autoptico, fornendo il primo punto fermo.

Il decesso di Leo, il bambino di due anni di Soci di Bibbiena (Arezzo), è avvenuto proprio a causa del laccio del cappuccio rimasto stretto e impigliato nel ramo dell’arbusto. L’autopsia, eseguita a Siena dal professor Mario Gabbrielli, ha confermato senza margini di dubbio la causa: un’ asfissia meccanica che non gli ha lasciato scampo. Ogni altra ipotesi, compresa quella di una preesistente patologia, è stata esclusa dagli accertamenti medici. La Procura di Arezzo, sotto il coordinamento della pubblico ministero Angela Masiello, ha immediatamente aperto un’inchiesta. L’indagine procede per l’ipotesi di delitto  colposo, un atto dovuto per poter effettuare tutti i rilievi tecnici necessari a ricostruire ogni istante di quella maledetta giornata.

Il nucleo centrale dell’inchiesta si concentra su due nodi cruciali: la dinamica precisa dell’incidente (se Leo stesse correndo o arrampicandosi) e, soprattutto, i tempi di sorveglianza.

Giovanni sgozzato dalla mamma, la lettera scritta al papà il giorno prima di spirare Giovanni sgozzato dalla mamma, la lettera scritta al papà il giorno prima di spirare

Gli inquirenti stanno cercando di capire se tra l’evento e il soccorso sia trascorso un intervallo di tempo che avrebbe potuto consentire un intervento salvavita. Come atto formale, sono stati notificati cinque avvisi di garanzia (tre educatrici, un’assistente e la coordinatrice della struttura). Si tratta di un passo procedurale che permette alle persone coinvolte di nominare i propri consulenti, in vista degli accertamenti irripetibili. Mentre l’inchiesta cerca le sue risposte doverose, la comunità intera si stringe nello strazio

La famiglia di Leo ha voluto trasformare lo strazio in un gesto concreto di speranza, chiedendo che le offerte non siano in fiori, ma siano destinate a un fondo per creare un progetto a favore dei bambini del Casentino. Un soffio di vita e di futuro, portato avanti in nome del loro piccolo angelo.