Negli ultimi anni, le aggressioni canine hanno suscitato crescente attenzione in Italia, non solo per l’impatto sulla salute pubblica, ma anche per le implicazioni sociali e il dibattito sulle responsabilità di proprietari e istituzioni. Ogni anno si registrano in media tra 10.000 e 15.000 episodi di morsi da cane, con una tendenza leggermente crescente, stimata attorno al 2–3% annuo.
Particolare attenzione viene riservata a fasce di popolazione vulnerabili: bambini e anziani sono infatti tra i più a rischio, sia per la frequenza degli episodi sia per la gravità delle conseguenze riportate. Tra i casi che più hanno fatto discutere si ricorda di recente quello del bimbo di cinque mesi di Palazzolo Vercellese, che è deceduto in seguito ad un morso del cane di proprietà dei genitori.
Diversi fattori possono causare questi episodi: la mancanza di adeguato addestramento e la cattiva gestione dei cani rappresentano cause frequentemente evidenziate nei rapporti. Le istituzioni, come l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute, promuovono campagne di sensibilizzazione e formazione per prevenire episodi irreparabili.
In queste ore sta suscitando particolare scalpore il caso di un 29enne morso dai suoi Pitbull mentre dormiva. Si tratta di una razza ritenuta spesso molto problematica, soprattutto per via della loro pessima reputazione a causa di numerosi episodi di questo tipo.
Il caso di questo 29enne ha riacceso l’attenzione sul tema, dividendo ancora una volta l’opinione pubblica tra chi sospetta che siano soprattutto i fattori ambientali ad innescare l’aggressività di queste razze e, viceversa, chi è convinto che sia un fattore genetico. Cosa dicono gli esperti? A dire la sua sul caso è intervenuto un veterinario: scopriamo che cosa ha detto nella pagina successiva.