L’ondata di maltempo che ha recentemente colpito il Nord Italia, in particolare la zona montana di Bardonecchia e la provincia di Sondrio, rappresenta un segnale preoccupante della crescente vulnerabilità dei territori alpini e prealpini di fronte ai fenomeni atmosferici estremi, sempre più frequenti e intensi. Nel caso di Bardonecchia, l’esondazione del rio Frejus ha avuto effetti seri, riportando la comunità locale a rivivere l’incubo dell’alluvione del 2023, con cui condivide dinamiche e conseguenze. La furia delle acque, mescolata a una quantità ingente di detriti e fango, ha invaso le vie del paese, causando danni ingenti agli edifici, alle infrastrutture e alle reti di trasporto, e purtroppo provocando anche una scomparsa, un uomo di 70 anni travolto dalla corrente impetuosa subito dopo essere sceso dal suo veicolo.
Questo evento ha evidenziato quanto siano delicati i meccanismi di equilibrio ambientale nelle aree di montagna, dove la conformazione del territorio e le caratteristiche idrogeologiche aumentano il rischio di eventi franosi e colate detritiche in caso di precipitazioni intense. Le autorità locali, con la sindaca Chiara Rossetti in prima linea, hanno adottato misure immediate di emergenza, imponendo l’istituzione di una “zona rossa” lungo il corso del torrente interessato, con il divieto assoluto di accesso e la raccomandazione per i cittadini di rimanere nelle proprie abitazioni per evitare ulteriori pericoli.
Contestualmente, è stato allestito un centro di accoglienza presso il Palazzetto dello Sport per ospitare temporaneamente chiunque fosse stato evacuato o in difficoltà. Le operazioni di soccorso hanno visto un ampio dispiegamento di risorse: dieci squadre dei Vigili del Fuoco, con supporto di elicotteri e mezzi specializzati, hanno lavorato incessantemente per evacuare persone bloccate in edifici allagati o in auto intrappolate dalla piena. Le condizioni meteorologiche avverse hanno reso difficoltose le manovre, complicando il lavoro degli operatori e rallentando i tempi di intervento, ma la professionalità e la coordinazione tra protezione civile, forze dell’ordine e volontari hanno garantito una risposta tempestiva.
Non meno critica è la situazione in provincia di Sondrio, dove una bomba d’acqua si è abbattuta sulla Valdisotto, provocando smottamenti, frane e allagamenti che hanno isolato alcune frazioni, in particolare Tola e Aquilone. Qui, oltre cinquanta persone sono state evacuate in via precauzionale mentre le squadre di soccorso, rafforzate da rinforzi provenienti da Lecco, Como, Brescia e Bergamo, operavano senza sosta per rimuovere detriti, ripristinare la viabilità e mettere in sicurezza le abitazioni e le infrastrutture danneggiate.
La chiusura temporanea di alcune strade provinciali, tra cui la Provinciale del Passo dello Stelvio, ha ulteriormente complicato la gestione logistica, rendendo indispensabile l’intervento di elicotteri per l’evacuazione di persone in difficoltà e il trasporto di mezzi e materiali necessari alle operazioni. Il maltempo ha inoltre colpito altre zone alpine e prealpine, come la Val Pusteria con Vipiteno e il Cadore, dove si sono registrate grandinate intense, frane e crolli di materiale roccioso dalla Croda Marcora, e fenomeni alluvionali che hanno richiesto la chiusura temporanea di strade principali come la SS 51 di Alemagna. La presenza di temporali concentrati e persistenti ha determinato accumuli di precipitazioni record in alcune località, ad esempio al Passo Duran, con oltre 100 millimetri di pioggia in poche ore, a conferma della straordinarietà degli eventi e della necessità di un monitoraggio costante e accurato.