Allieva dei carabinieri si toglie la vita, la denuncia dello zio: cosa le hanno fatto (2 / 2)

Davide Belcuore, zio di Beatrice,  facendo riferimento all’ ordinanza del Tribunale di Firenze  del 20 giugno, ha denunciato il  ribaltamento della situazione. Gli inquirenti ritengono che la  famiglia sapeva del forte disagio della ragazza e non avrebbe informato la scuola. Duro  lo sfogo di Davide, che dice “Nella scuola invece ci sono degli psicologi che devono svolgere un’azione di monitoraggio, Beatrice viveva li”.

E’ su tutte le  furie, poiché da decenni  si preferisce archiviare, piuttosto che affrontare i problemi e in passato, il sindacato Unarma  aveva presentato un’indagine  abusi e vessazioni nella scuola Marescialli di Firenze.  L’archiviazione e l’opposizione alla richiesta di riesumazione della salma, fa rabbia.

L’ordinanza riporta alcune frasi che Beatrice Belcuore avrebbe confidato ad un allievo maresciallo: “Basta. Mi sono rotta. Mi sento annullata in tutto”  mentre lo zio   parla dell’  impedimento di andare al capezzale della nonna,   della perdita dei  capelli, della partecipazione  all’adunata della mattina con il covid e 38 di febbre. Il  padre di Beatrice, brigadiere dei carabinieri, chiamò la scuola, preoccupato per le condizioni di salute della famiglia, per poi scusarsi via mail.

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Pure questo episodio viene ribaltato, secondo Davide, in quanto:  “Quello che non viene scritto nell’ordinanza  è che quando mio fratello telefona viene invitato a non chiamare più. E secondo quale protocollo poi si deve presenziare all’adunata in quelle condizioni? Non abbiamo ancora, inoltre, il fascicolo informatico del telefono e nessuna informazione sulla traiettoria del proiettile, nessuna analisi forense”.

Beatrice aveva una carriera brillante, aveva superato 3 selezioni, e nel giro di un mese sarebbe diventata maresciallo . Come mai  tutto viene rimandato al disagio personale della giovane, si chiede lo zio? Come mai la scuola ha fatto tutto in casa in questo caso?  Non ci sta Belcuore, a che la questione venga liquidata in questo modo e parla ora dell’unica strada rimasta, quella della “Corte di Giustizia europea per ribaltare questi verdetti con azioni collettive dei familiari“.