
Il destino di Alessandro, per la madre, si gioca negli angoli più dimenticati di Torino, la città della Mole. L’arrivo nel capoluogo Piemontese è la diretta conseguenza di un accumulo di oltre sessanta segnalazioni che, pur non essendo prove definitive, hanno indirizzato la ricerca con forza.
L’ipotesi è cruda: il giovane scomparso oltre venti anni fa potrebbe aver trovato rifugio, o forse essersi smarrito, nella comunità degli senzatetto. Mentre l’inchiesta giudiziaria prosegue con le sue tempistiche, la madre ha deciso di agire, concentrando le sue forze in un’operazione sul campo che non ammette soste.
Ogni persona che dorme per strada, ogni volto coperto e ogni passo incerto viene osservato con l’angoscia e l’occhio attento di chi non può più permettersi di ignorare nulla.La donna ha confermato l’intensità di questa nuova missione con una sola, lapidaria frase che riassume la sua determinazione: “ci spero”.

Per lei, ogni giorno è un passo avanti, un tentativo di recuperare la vita che si è dissolta in quel lontano momento della scomparsa.Nel vasto anonimato di una grande città, la ricerca della madre di Alessandro Venturelli si trasforma in un atto di fede ostinato, l’unica risposta possibile contro il silenzio del tempo.
“Stiamo monitorando le zone dove di solito dormono i clochard della città. Stiamo facendo vedere a chiunque le foto di Alessandro, ma per ora non abbiamo avuto nessun risultato” – questo l’amaro annuncio della donna Roberta Carrasai madre di Alessandro Venturelli che sta circolando per Torino tenendo in mano la foto di suo figlio.