
La svolta, dopo anni di interrogativi ai quali non si riusciva a trovare una risposta, è arrivata, come racconta la Colombari in un’intervista schietta al programma di Rai 2 Belve, condotto dall’irriverente Francesca Fagnani.
Anche grazie al ricovero in una clinica in Svizzera, per la prima volta ad Achille gli è stato diagnosticato il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, più conosciuto con l’acronimo ADHD. Per anni, i problemi con le dipendenze, il disagio adolescenziale, le difficoltà comportamentali comparse presto, sono state interpretate come semplice ribellione, mentre ora avevano un nome ben preciso.
Un passo difficile, ma fondamentale per riportare la situazione a un punto di gestione. È stato proprio all’interno di una clinica specialistica, situata in Svizzera, che è stato formulato per la prima volta un quadro clinico completo.

La diagnosi ha finalmente dato un nome e una forma a quel terreno accidentato che la famiglia aveva percorso. Una notizia che, pur non cancellando le difficoltà passate, ha agito come un faro, illuminando retrospettivamente tanti episodi che prima sembravano solo segnali confusi. Per la Colombari, la diagnosi è stata un punto di svolta capace di dare senso alla lunga battaglia, permettendo di iniziare un percorso mirato per il figlio.
Il Manuale MSD riposta che il disturbo di Achille può manifestarsi nei primi quattro anni di vita o comunque entro i 12 anni, anche se il riconoscimento può avvenire molto più avanti. Va precisato che, col passare del tempo, può cambiare forma, mimetizzarsi, trasformarsi in abitudini o difficoltà che un adulto impara a compensare, a volte benissimo, a volte pagando un prezzo psicologico alto. Il DSM, riferimento per la classificazione dei disturbi psichiatrici, elenca 9 sintomi di disattenzione e 9 di iperattività/impulsività. Per arrivare a una diagnosi clinica sono necessari almeno 6 sintomi di una delle due categorie. Nei bambini è più visibile con: difficoltà “in qualsiasi attività in cui è necessario concentrarsi”, incapacità di “aspettare il proprio turno se sono in coda”, una vivacità “costante”, distrazioni facili, ascolto intermittente. Alcuni ragazzi “rispondono prima ancora che l’altra persona abbia concluso la domanda”. Capiamo bene quanto questi comportamenti possono, se non conosciuti, essere travisati per maleducazione o pura trasgressione.