La colonscopia rappresenta oggi lo strumento più efficace per la prevenzione e la diagnosi precoce della neoplasia del colon-retto, secondo per incidenza solo al carcinoma della mammella. L’esame consiste nell’introduzione, attraverso l’ano, di un tubo flessibile dotato di videocamera che consente al medico di osservare in tempo reale tutto il tratto intestinale, dalla porzione terminale del retto fino al cieco, individuando eventuali sintomi.
Uno degli aspetti più rilevanti della colonscopia è che non si limita alla semplice osservazione: nel corso della procedura è infatti possibile asportare polipi o effettuare biopsie mirate, evitando ulteriori interventi e aumentando notevolmente le possibilità di intercettare la patologia in fase iniziale.
L’esame viene eseguito in sedazione leggera, così da garantire il massimo comfort al paziente, che generalmente avverte solo un lieve fastidio dovuto all’insufflazione di aria o CO₂ necessaria per distendere le pareti intestinali. Le linee guida raccomandano di sottoporsi a colonscopia a partire dai 50 anni, oppure prima in presenza di familiarità con la neoplasia intestinale.
Nonostante i significativi progressi tecnologici e l’uso sempre più diffuso della sedazione, la colonscopia continua a essere percepita da molti come un esame molto fastidioso. È proprio questa percezione negativa, spesso amplificata dal passaparola o da esperienze pregresse, che porta molte persone a rimandare o evitare del tutto lo screening, con conseguenze potenzialmente gravi per la salute.
Rinunciare alla colonscopia, infatti, significa rinunciare a uno strumento fondamentale nella diagnosi precoce di una delle neoplasie più letali. Ma c’è una grossa novità in arrivo in Italia che sostituirà la colonscopia tradizionale, rendendola meno problematica. Di cosa si tratta? Scopriamolo nella pagina successiva.