Addio colonscopia invasiva: cosa arriva in Italia (2 / 2)

La tecnologia sta trasformando profondamente il modo in cui ci prendiamo cura della nostra salute. Tra le ultime innovazioni in ambito diagnostico spicca la colonscopia virtuale, una procedura sempre più scelta dai pazienti che cercano un’alternativa meno invasiva alla colonscopia tradizionale.

Basata su sofisticate tecniche di imaging 3D e su TAC a basso dosaggio, questa metodica rappresenta uno strumento preziosa contro la neoplasia del colon-retto, seconda causa di letalità oncologica in Italia. La colonografia TC, questo il termine tecnico, permette di ottenere immagini dettagliate del colon e del retto senza l’inserimento di sonde endoscopiche.

Il paziente si sottopone a una TAC dopo che il colon viene moderatamente disteso con aria o anidride carbonica; le immagini vengono poi ricostruite digitalmente, consentendo allo specialista di individuare eventuali lesioni in pochi minuti, senza bisogno di sedazione né periodi di recupero. I vantaggi sono evidenti: l’esame dura circa un quarto d’ora, è ben tollerato e non richiede anestesia. Questo lo rende particolarmente adatto a chi ha timore della metodica tradizionale o non può affrontarla per motivi clinici.

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Inoltre, l’acquisizione TAC permette di visualizzare anche altri organi addominali, fornendo un quadro diagnostico più completo. Indicata soprattutto per gli over 50 o per quei pazienti in cui la colonscopia classica non risulta completabile, la colonscopia virtuale sta diventando una valida opzione anche per lo screening.

In presenza di anomalie sospette, è quindi comunque necessario procedere con l’esame tradizionale. In Italia, il servizio è disponibile soprattutto in centri privati o convenzionati – ad esempio UPMC a Roma, il Centro Diagnostico Sabatino, numerose strutture prenotabili tramite Cup Solidale nelle principali città, e lo Studio Radiologico Viterbo in Puglia – con costi variabili tra 170 e 400 euro.