La sindrome di Asperger (abbreviata SA, o AS in inglese) è un grave disturbo dello sviluppo, caratterizzato da evidenti e notevoli difficoltà nell’interazione sociale e di comportamento di chi ne è affetto.
La sindrome, infatti, che rientra nel gruppo delle patologie dello spettro autistico, compromette le capacità comunicative di un soggetto, colpendo la sua area affettiva, relazionale e comunicativa, la sua percezione sensoriale e l’area motoria, ed ancora l’area cognitiva, la capacità di gestire gli eventi in maniera autonoma. Il soggetto tende ad isolarsi dalla comunità.
La sindrome di Asperger compare durante l’infanzia, intorno ai 2-3 anni, ma solitamente viene diagnosticata quando il bambino inizia a frequentare la scuola, tra i 5 e i 6 anni, perché è proprio con il contatto con l’esterno che si riconoscono ed evidenziano i sintomi; la scuola è, infatti, il primo luogo in cui il bambino entra effettivamente in relazione con altre persone (bambini, adulti, maestre) e luoghi estranei a quelli familiari.
Le cause della sindrome di Asperger sono ignote sebbene tra le ipotesi degli studiosi e ricercatori si considera la possibilità che all’origine della patologia ci siano mutazioni genetiche, ovvero un cambiamento nella struttura del DNA, più specificatamente nel cromosoma 7; sono state ipotizzate anche cause di natura neurologica.
Il nome della sindrome venne coniato dalla psichiatra inglese Lorna Wing nel 1981, in onore del collega Hans Asperger, il cui lavoro non venne riconosciuto fino agli anni Novanta. Trattandosi di una sindrome per molti ancora sconosciuta, non ci resta che approfondire, nelle restanti pagine, i sintomi, la diagnosi e i trattamenti farmacologici.