La rosolia è una malattia esantematica, cioè appartiene a quella famiglia di infezioni che si presentano con eruzioni cutanee e altri sintomi. La causa della rosolia, come tutte le altre malattie esantematiche, è un virus appartenente alla famiglia dei Togaviridae.
Allo stesso gruppo appartengono: morbillo, varicella, scarlattina, quinta e sesta malattia. Sono tipiche dell’età infantile e in genere non rappresentano alcun tipo di pericolo.
Diversamente accade se invece la malattia si presenta durante la gravidanza, dove la madre può trasmettere l’infezione al feto provocando delle complicazioni. In questo articolo vedremo come riconoscere la rosolia e cosa fare prima di affrontare una gravidanza per evitare complicanze.
La rosolia è una infezione virale che fortunatamente è ormai rara in Italia, soprattutto grazie al vaccino trivalente che protegge da morbillo, rosolia e parotite. La trasmissione avviene respirando le goccioline del naso o della gola trasmesse dagli affetti.
È una malattia che si manifesta in forma mite, migliorando senza trattamento in un arco di tempo da 7 a 10 giorni e i cui sintomi principali sono: uno sfogo (rash) cutaneo in forma di piccole macchie rosso-rosa, gonfiore delle ghiandole intorno alla testa e al collo, temperatura corporea elevata (febbre) accompagnata da i classici sintomi influenzali e articolazioni doloranti o dolorose negli adulti.
Come già anticipato, la rosolia è una malattia generalmente di lieve entità nei bambini, il principale rischio medico è invece l’infezione delle donne in stato di gravidanza, che può provocare la rosolia congenita nel bambino in via di sviluppo; può infatti essere trasmesso dalla mamma al feto attraverso la circolazione sanguigna, provocando malformazioni fetali e altre conseguenze gravi.
Adesso, grazie all’immunizzazione dei bambini, ci sono molti meno casi di rosolia, congenita e non.
Rosolia nei bambini: sintomi e cure
L’infezione da rosolia è un fenomeno comune tra i bambini soprattutto nei primi anni di vita. Nei soggetti infetti il periodo di incubazione può variare tra le due e le tre settimane, tuttavia la persona colpita risulta contagiosa già 6-7 giorni prima della comparsa dei sintomi più evidenti.
Per questo motivo la rosolia è una malattia che si trasmette molto facilmente, e che i più piccoli prendono stando a contatto con altri bambini che in realtà non sanno ancora di essere malati.
In generale la durata complessiva della malattia è di circa 7-10 giorni, anche se le macchie rosse dovute allo sfogo ci mettono un po’ più di tempo ad andare via.
Purtroppo, i sintomi sono visibili soltanto dopo circa cinque giorni dal reale contagio e in generale sono molto lievi. Il più evidente è la comparsa di piccole macchie rosa sulla pelle che di solito partono dal collo e si diffondo velocemente su tutto il corpo.
All’inizio può capitare anche che il bambino manifesti mancanza di appetito, stanchezza e anche qualche linea di febbre, sintomi più rari sono dolori articolari e arrossamento e lacrimazione degli occhi.
La rosolia tende a scomparire da sola dopo alcuni giorni, nella maggior parte dei casi senza l’ausilio di farmaci, a meno che non si siano verificati sintomi che necessitano di cure più specifiche, come ad esempio febbre o dolori articolari. La cura migliore è il riposo, e qualche impacco fresco per placare il prurito.
L’infezione può essere prevenuta solo ed esclusivamente con la vaccinazione, fondamentale per il controllo della diffusione di questa malattia. Il vaccino è indicato sia per i bambini, fin dal primo anno di età.
Per quanto riguarda gli adulti, e se state pensando di diventare mamme, assicuratevi di essere immuni alla rosolia con un esame del sangue, viceversa, specialmente alle donne, viene consigliato il vaccino.
Rosolia in gravidanza: rischi
Abbiamo già constatato che la rosolia nei bambini è una malattia lieve, che spesso sparisce spontaneamente.
Tuttavia, abbiamo anche anticipato che se contratta in gravidanza può rivelarsi molto pericolosa, infatti il virus riesce ad attraversare la placenta e può così trasmettersi all’embrione o al feto; non è un caso che la rosolia sia infatti la malattia infettiva che più delle altre può provocare malformazioni fetali.
Un neonato che abbia contratto l’infezione durante la gravidanza rimane contagioso per diversi mesi. Le conseguenze di un contagio durante la gravidanza sono talmente gravi da rendere necessari controlli per assicurarsi che la madre non corra il rischio di infettarsi.
Sindrome della rosolia congenita: cos’è e cosa provoca
Il virus su una donna in dolce attesa può provocare aborto spontaneo, morte intrauterina o gravi malformazioni fetali. Inoltre, aumenta il rischio per il bambino di sviluppare la cosiddetta sindrome della rosolia congenita, che può comportare difetti della vista, sordità, malformazioni cardiache e ritardo mentale. Il rischio di gravi malformazioni si riduce significativamente dopo le 20 settimane di gravidanza.
La sindrome della rosolia congenita (SRC) non è una malattia statica. E’ stato difatti dimostrato che circa tre quarti dei bambini infetti risultano asintomatici alla nascita e solo successivamente presenteranno i disturbi della sindrome. Più della metà dei bambini sintomatici presenta alla nascita iposviluppo e continua a presentare un ritardo di crescita anche successivamente.
La maggior parte dei casi di rosolia congenita si verifica come conseguenza di un’infezione materna primaria, inoltre il rischio aumenta nella seconda gravidanza e così progressivamente anche nelle successive.
È importantissimo che le donne non immuni che hanno portato a termine una gravidanza vengano vaccinate subito dopo il parto allo scopo di evitare, in una gravidanza successiva, le conseguenze di un’eventuale infezione rubeolica.
Se si è già contratta la rosolia si diventa immuni, è importante quindi sottoporsi al Rubeo test all’inizio della gravidanza se si sa di non aver avuto la malattia o anche solo se si ha il dubbio.
Per questo, prima di concepire un bambino è meglio verificare l’immunità: in caso si corra il rischio di infezione, la mamma e il futuro bambino possono essere tutelati con la vaccinazione.
Se non si è immuni è necessario fare il test con una certa frequenza durante tutto il corso della gravidanza mentre se si risulta immuni il test non viene più ripetuto in quanto il rischio di infezione è nullo.