Parotite: sintomi iniziali, cura e contagio degli orecchioni

La parotite o orecchioni colpisce le prime vie aeree e le ghiandole salivari. Si trasmette, come le altre malattie esantematiche, attraverso la saliva o il muco. Colpisce principalmente i bambini ma può manifestarsi anche tra gli adulti

Parotite: sintomi iniziali, cura e contagio degli orecchioni

La parotite, più comunemente conosciuta come orecchioni o gattoni, è una malattia infettiva acuta, molto contagiosa. E’ causata da un virus che appartiene alla famiglia dei Paramyxovirus, come il morbillo, ed è diffusa in tutto il mondo. Si contrae specialmente in primavera.

Come le malattie esantematiche, anche questa infezione colpisce principalmente i bambini e gli adolescenti. L’età di riferimento è compresa tra i 5 e i 15 anni, ma può infettare anche gli adulti che non l’hanno avuta da bambini e che non sono stati vaccinati.

Gli orecchioni colpiscono le prime vie aeree (faringe, laringe e trachea) e le ghiandole salivari, le parotidi, grosse ghiandole poste dietro la bocca, la mandibola, le orecchie. Si trasmette principalmente attraverso la respirazione o la salivazione. Raramente può causare complicazioni con interessamento di altri organi.

La parotide interessa le prime vie aeree e le ghiandole salivari

La parotide interessa le prime vie aeree e le ghiandole salivari

Riconoscere la parotite: i sintomi

I sintomi iniziali non sono riconducibili agli orecchioni. Il bambino, infatti, manifesta malessere generale, inappetenza, brividi di freddo, una lieve febbre e mal di testa, dolori muscolari; in seguito, avverte dolore a un orecchio (otalgia) e la parotite si rivela apertamente con la tumefazione delle parotidi che appaiono dolenti, sformati e dalla consistenza dura ed elastica.

Inizialmente si ingrossa solo una ghiandola salivaria, quella parotidea, che tende a aumentare progressivamente di dimensione per circa 3 o 4 giorni. In questa fase, il dolore è molto acuto, la zona delle orecchie, delle guance e del collo sono ipersensibili alla palpazione e la febbre può salire fino a 40°C. L’ammalato può manifestare difficoltà nella masticazione e nel parlare a causa del coinvolgimento del nervo trigemino.

Solitamente, dopo un paio di giorni, inizia a ingrossarsi anche l’altra ghiandola. Quando l’ingrossamento parotideo raggiunge il culmine il volto del bambino assume una forma particolare, da cui il nome popolare di orecchioni: i padiglioni delle orecchie si spostano in avanti e in fuori.

Molto spesso, all’interno della cavità orale si può notare l’arrossamento e la tumefazione del dotto escretore delle ghiandole salivari.

I sintomi e gli effetti sulle ghiandole iniziano a regredire e scomparire dopo circa 6 o 7 giorni e le ghiandole ritornano alla loro dimensione naturale.

Raramente sono coinvolte anche le altre ghiandole salivari, ovvero le sottomascellari e le sublinguali.

Lo scambio di giochi può causare il contagio

Il contagio avviene anche scambiandosi giochi

Contagio e incubazione

Per la sua alta contagiosità, l’infezione viene anche definita parotite epidemica se interessa le ghiandole parotidee poste su entrambi i lati del volto; quando, invece si manifesta solo su un solo lato è definita parotite batterica.

La parotite viene trasmessa per via respiratoria o per contagio con oggetti che sono stati contaminati dalla saliva di un soggetto infetto.

Il virus viene eliminato con la saliva e con le urine ed è presente nelle loro secrezioni da 7 giorni prima a 2 settimane dopo la comparsa dei sintomi.

Il periodo di incubazione è di circa 16 o 18 giorni e la contagiosità massima ha una durata di pochi giorni.

La diagnosi

La diagnosi della parotide epidemica, dato che gli effetti sono visibili ad occhio nudo è di facile formulazione. All’interno del corpo aumentano i globuli bianchi, indice di un’infezione o di un’infiammazione in corso. La diagnosi in caso di parotite batterica, invece, si ottiene con certezza dopo delle analisi del sangue che mirano ad analizzare gli anticorpi IgG e IgM formatisi contro il virus parotitico.

La parotite si rivela con la tumefazione delle ghiandole parotide

La parotite si rivela con la tumefazione delle ghiandole parotide

Il trattamento

Non esiste un trattamento specifico per la parotite e, a meno che non ci siano complicanze. L’unica cura prescritta dai medici è limitata ad alleviare i sintomi e l’infezione. Per questo motivo, oltre al riposo assoluto. Il medico può prescrivere la somministrazione di farmaci antipiretici e degli antidolorifici per abbassare la febbre e ridurre il dolore muscolare (ad esempio il Paracetamolo), e degli analgesici. L’aspirina non deve essere somministrata perché non prescrivibile ai bambini di quella fascia di età.

Nella fase più acuta, quando la febbre può raggiungere anche i 39°C, il bambino può lamentarsi per il dolore e fare fatica a masticare. Per questo motivo, è consigliabile, specialmente nella fase acuta, fare assumere al bambino cibi liquidi o omogenizzati e farlo bere con una cannuccia se ha difficoltà a deglutire, ed evitare cibi aspri e gli agrumi perché possono infiammare ulteriormente la parotide perché viene stimolata la salivazione.

Anche fare degli sciacqui con acqua e sale e impacchi freddi da appoggiare sulla zona gonfia.

È importante contattare il medico con urgenza quando il paziente avverte torcicollo, cefalea o emicrania molto forte, perde conoscenza, ha crisi epilettiche o manifesta sonnolenza eccessiva.

Oggi è disponibile, nelle ASL e in ospedale, un vaccino obbligatorio per legge dal 2017: il vaccino trivalente o Vaccino Morbillo Parotite Rosolia (MPR). Questo vaccino riduce il rischio di contagio e garantisce l’immunità alle tre malattie contemporaneamente.

Il bambino con parotite deve idratarsi e bere acqua

Il bambino con parotite deve essere sempre idratato con molti liquidi e acqua

Parotite negli adulti: rischi

Le complicazioni della parotite possono essere molto gravi, specialmente quando la malattia colpisce in età adulta, perché possono portare all’infiammazione e al gonfiore del cervello, che determina la meningite, e di altri organi vitali e riproduttivi.

Negli uomini può comportare l’infiammazione e l’ingrossamento dei testicoli (orchite) ed essere accompagnato da febbre, dolori muscolari, vomito, nausea; questo avviene, in genere, dopo circa 7 o 10 giorni dalla manifestazione della parotite. Sulla zona genitale gonfia il paziente può applicare impacchi caldi o freddi.

Nelle donne in età fertile, invece, gli orecchioni può causare l’infiammazione delle ovaie (oofarite) associata a dolore addominale, febbre, nausea, vomito.

La parotite può colpire anche il pancreas (pancreatite) e, in questi casi, il paziente manifesta dolore addominale, malessere generale, diarrea, febbre alta e la tipica colorazione gialla della pelle (ittero) nei soggetti malati al pancreas.

Molto rare, ma possibili, sono anche la perdita dell’udito, l’infiammazione della prostata (prostatite), la tiroidite, la miocardite, la pericardite ed ancora congiuntivite, cheratite e irite. In alcuni casi, può determinare anche la sterilità del paziente.

Parotite e gravidanza

Anche se non ci sono prove tangibili, quando la parotite è contratta in gravidanza può determinare l’aborto spontaneo poiché, sebbene non sembra provocare malformazioni al feto, potrebbe determinare gravi danni cardiaci nel bambino. In ogni caso, è consigliabile che le donne in gravidanza non entrino in contatto con soggetti colpiti dagli orecchioni, in fase di contagio.

 

Continua a leggere su Fidelity Donna