Quando si ha la conferma di essere in stato interessante, per una donna è una grande gioia. Le gravidanze, però, a volte, possono essere rischiose e, sfortunatamente, concludersi anche con un triste epilogo. Questo è, per esempio, il caso molto raro della gravidanza extrauterina (o ectopica).
Con questo termine si intende una patologa in cui l’embrione si annida nel punto sbagliato, ovvero fuori dall’utero.
Nella maggior parte dei casi, infatti, l’embrione si annida in una delle tube, ma in altri può avvenire anche che si installi nella cavità addominale, nel collo dell’utero o nelle ovaie.
Alcune donne, più di altre, sono a rischio di soffrire di questa patologia, però i sintomi e le analisi del sangue possono aiutare a riconoscerla.
In presenza di questa diagnosi, la gravidanza, sfortunatamente, non è destinata ad andare avanti, perché molto pericolosa per la mamma.
Come riconoscere una gravidanza extrauterina
I sintomi principali sono dolori addominali e pelvici, dolore alla spalla, fastidio e dolore durante la minzione e la defecazione, anomalie mestruali.
Comunicati i sintomi il medico ha la conferma della patologia attraverso l’ecografia e le analisi del sangue e delle urine.
Valori beta hcg in gravidanza extrauterina
Un primo segnale che può indicare che la futura mamma sta affrontando questo tipo di gravidanza è data dai valori degli ormoni beta hCG che raggiungono livelli superiori ai 1000 – 2000 UI/ml. Anche attraverso il controllo ecografico è possibile diagnosticare la gravidanza extrauterina poiché i valori raggiungono all’incirca i 1500-1800 UI/ml in caso di ecografia transvaginale, e i 6000-6500 UI/ml in caso di ecografia addominale.
Le cause della gravidanza extrauterina
Le cause che determinano la gravidanza extrauterina sono molteplici e non tutte ancora individuate.
Tra queste, gli ormoni, tra cui l’iperestrogenismo (livelli alti degli estrogeni nel sangue), che aumenta il tono della muscolatura dell’istmo mentre lo zigote tende a rimanere troppo tempo nell’ampolla. Anche l’eccesso di progesterone e l’ovocita fertilizzato se rimane troppo a lungo nelle tube causa la patologia.
Fattori di rischio
I soggetti a rischio sono le donne che hanno delle infiammazioni nella zona dell’utero. Tra queste, le più note sono quelle alle salpingiti (conosciute anche tube uterine, tube di Falloppio, trombe di Falloppio). Queste tube sono dei condotti che mettono in comunicazione le ovaie con l’utero e che controllano il passaggio dello zigote verso l’utero.
Il rischio esiste anche per le donne a cui sono state diagnosticate fibromi uterini, interruzioni volontarie di gravidanze precedenti e interventi chirurgici agli organi endopelvici e alle tube.
Anche le infezioni pelviche (gonorrea, clamidia, malattie sessualmente trasmissibili), l’uso della spirale contraccettiva, l’età cronologica della donna e il fumo possono determinare questo tipo di gravidanza.
La categoria più a rischio della gravidanza extrauterina, sono le donne che si sottopongono alla fecondazione assistita. In questi casi può capitare che avvenga un’ovulazione tardiva o prematura dell’ovocita e, come conseguenza, l’embrione potrebbe impiantarsi altrove.
Come gestire la gravidanza extrauterina
La gravidanza uterina è rischiosa ed in base alla gravità della situazione si può procedere in tre differenti modi.
La prima soluzione è attendere che avvenga un aborto spontaneo. Questa alternativa, però, è valida solo in determinate condizioni. La camera gestazionale deve essere stabile e di piccole dimensioni, non devono esserci dolori né emorragia interna. In questi casi, sarà necessario eseguire diversi controlli per accertarsi che la gravidanza si è conclusa spontaneamente.
Se non avviene l’aborto spontaneo, bisogna agire con i farmaci. Si somministrerà alla paziente il cloruro di potassio, per via intramniotica, o il metotrexate, un farmaco capace di bloccare la replicazione delle cellule.
Anche in questo caso, però, ci devono però essere le giuste condizioni. La donna non deve avvertire dolore, non ci devono essere emorragie, i livelli Beta hCg non scendono e la gravidanza è allo stato iniziale.
Questa soluzione è indicata per le donne che hanno precedentemente subito interventi chirurgici, per quelle affette da aderenze a livello pelvico o che non possono sottoporsi all’anestesia generale.
Ultima alternativa è sottoporsi alla laparoscopia (incisione nell’addome), specialmente nei casi gravi (emorragia incontrollabile, stato di shock, gravidanza cervicale o addominale). Questo intervento chirurgico, è invasivo e viene eseguito quando non ci sono altre alternative. Il chirurgo dovrà operare cercando di conservare l’integrità della tuba, al fine di permettere future gravidanze. Tuttavia, in alcuni casi, può essere necessario asportare l’utero perché viene riconosciuta una gravidanza extrauterina cervicale.
La fertilità della donna è compromessa solo quando c’è la funzionalità di una sola tuba e si rende necessaria l’asportazione; in caso contrario, quando l’utero e le ovaie sono funzionanti, si può ottenere una gravidanza futura attraverso la fecondazione assistita.