La displasia congenita dell’anca (DCA) è detta anche lussazione congenita ed è la più frequente anomalia dello scheletro. Non si tratta di una vera malformazione bensì di un ritardo dello sviluppo dell’articolazione avvenuto mentre il bambino si trovava ancora nel grembo materno. Si tratta di una condizione che colpisce maggiormente il sesso femminile, molto probabilmente per un fattore ormonale: su sette casi solo 1 interessa un maschietto.
Molte volte si tratta di una patologia bilaterale, ovvero che coinvolge entrambe le anche e può associarsi anche al piede torto. I fattori ambientali hanno una certa incidenza nei casi valutati, infatti sono soprattutto i soggetti caucasici a soffrirne; in Italia se ne è riscontrata una forte incidenza nell’area dell’Emilia Romagna, mentre in regioni come la Sicilia è estremamente rara.
Diagnosi
La displasia congenita dell’anca non si può riscontrare prima della nascita, sebbene la si possa ipotizzare con l’ecografia dell’ottavo mese se il bambino mantiene una posizione anomala dell’arto.
La disfunzione, in linea di massima, viene diagnosticata precocemente, entro il terzo mese di vita, dal pediatra o dal neonatologo durante i controlli di routine. La procedura che serve a riscontrare la DCA si chiama manovra di Ortolani ed è un semplicissimo esame visivo che esegue il medico adagiando il piccolo sulla schiena con le anche e le ginocchia ad angolo retto e divaricando una gamba per volta per fargli compiere un movimento verso il lato esterno.
Tenendo il dito medio premuto sul fianco del bacino sente se il movimento avviene correttamente o se, invece, la testa del femore si sposta dalla propria sede.
Gravità
La displasia presenta tre livelli di gravità:
- Prelussazione: lo stadio più lieve, ovvero la testa del femore si trova nella cavità articolare ma può fuoriuscirne in maniera forzata;
- Sublussazione: quando la testa del femore è fuori dall’acetabolo ma può essere tranquillamente rimessa in sede con una manovra;
- Lussazione: quando la testa del femore rimane fuori permanentemente dalla sua regolare sede.
Cause
Non esistono riscontri scientifici ma, probabilmente, una delle cause della displasia congenita all’anca è lo scarso volume di liquido amniotico che metterebbe il bambino a contatto con le pareti uterine, costringendolo a mantenere una posizione rannicchiata che potrebbe, nei mesi, influire sull’evoluzione delle articolazioni.
Correzione della DCA
La tempestività è un fattore importantissimo per una rapida risoluzione del problema. Infatti, se la diagnosi avviene entro i 30-40 giorni, l’uso dei tutori può portare alla guarigione completa entro l’anno di vita del bambino.
Le tecniche di riabilitazione variano a seconda della gravità della DCA ma, nella maggior parte dei casi, si opta per l’inserimento di un cuscinetto divaricante. Nei casi più gravi, ma comunque sempre dopo il 4° mese, i medici possono ritenere opportuno l’uso di un tutore che immobilizzi l’arto nella corretta posizione. Sarà lo specialista a valutare il modo corretto per intervenire e il tipo di tutore da utilizzare.
Esistono vari presidi: mutandine rigide o semirigide, salopette correttive od il divaricatore di Milgram che il medico dovrà regolare e adattare periodicamente. Purtroppo, se la diagnosi è avvenuta tardi o il caso è grave, come in presenza di una lussazione, saranno necessari una serie di interventi più incisivi, come trazioni, che verranno seguite da gessi che saranno sostituiti con cadenza mensile, con una guarigione che avviene verso i 18-24 mesi.
Un bambino che è sottoposto a uno qualsiasi di questi interventi correttivi, inizialmente, avrà delle difficoltà a deambulare correttamente ma non dovrete preoccuparvi: una volta ripristinata la normale funzionalità dell’anca il bambino riacquisterà con estrema velocità il tempo perduto!