Diana Pifferi, dopo la morte della piccola, arriva la svolta nel caso

Ci sono importanti novità sul caso di Diana Pifferi, la bambina morta di stenti dopo essere stata abbandonata dalla madre. I risultati della perizia rappresentano una svolta sul caso: ecco cosa è emerso.

Diana Pifferi, dopo la morte della piccola, arriva la svolta nel caso

Il terribile caso della piccola Diana, la bimba morta di stenti da sola in casa, continua ancora oggi a far parlare e a suscitare grande sgomento nell’opinione pubblica. E’ davvero difficile comprendere come a macchiarsi di un simile crimine possa essere stata proprio la madre, proprio colei che, più di tutti, avrebbe dovuto prendersi cura di una bimba di pochi mesi che necessitava di attenzioni costanti.

In queste ore tutti i notiziari sono tornati a parlare del caso per importanti novità emerse da una perizia effettuata in seguito alle richieste della difesa. Si tratta di un dettaglio sul quale i legali di Alessia Pifferi intendevano fare leva per dimostrare la genuità della ricostruzione fornita dalla propria assistita: ecco di cosa si tratta.

I risultati della perizia

Il Gip di Milano Fabrizio Filice aveva disposto, su richiesta della difesa, la perizia sul biberon della bambina per appurare l’eventuale presenza di benzodiazepine, cioè di tranquillizzanti. Dai risultati non sono emerse tracce di questa sostanza, che l’accusa era convinta che la Pifferi avesse somministrato alla figlia prima di allontanarsi, anche sulla base delle testimonianze dei vicini che mai hanno udito pianti della bambina.

Soddisfazione da parte dei legali dell’imputata, i quali hanno sottolineato la veridicità del racconto fornito dalla 37enne: L’assenza di benzodiazepine nel biberon e nella bottiglietta di acqua dimostra che Alessia è sempre stata genuina nel suo racconto e, sul piano giuridico, che la premeditazione manca di elementi concreti, posto che sarebbe stato l’avvelenamento della piccola Diana”.

Pur escludendo l’aggravante della premeditazione la situazione di Alessia Pifferi, in carcere dallo scorso 21 luglio con l’accusa di omicidio volontario aggravato, rimane comunque decisamente critica. Entro la fine di febbraio i pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro chiederanno il processo con rito immediato e davanti alla Corte d’Assise la 37enne rischia la condanna all’ergastolo.

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