L’acetone nei bambini è un disturbo molto frequente. Noto anche come acetonemia o chetosi consiste nell’alterazione del metabolismo del bambino. Questo fenomeno si verifica specialmente in età pediatrica quando l’organismo del bambino consuma più energie. In genere, il fenomeno si riduce con la crescita e scompare durante la pubertà.
L’acetone è una sostanza prodotta dal fegato per favorire la digestione dei grassi che vengono sfruttati come riserve energetiche sostitutive degli zuccheri. Il disturbo si verifica quando l’organismo ha bruciato tutti gli zuccheri a sua disposizione e si nutre con le riserve energetiche prodotte dai grassi. Su di esso però influiscono anche altri fattori psicosomatici.
Per questo motivo, non si parla di patologia ma semplicemente di una reazione fisiologica dell’organismo alla mancanza di glucosio.
Come conseguenza, il bambino può manifestare differenti sintomi che, sebbene non gravi, possono debilitarlo mentre cerca di svolgere le sue attività quotidiane. In altri casi, invece, i sintomi sono più importanti e richiedono maggiore attenzione e un controllo medico.
Come si manifesta l’acetone nei bambini: i sintomi
Il sintomo tipico della presenza di acetone nei bambini è il caratteristico odore dell’alito. Questo infatti profuma di mele mature.
In alcuni bambini, però, all’alitosi si aggiunge un odore caratteristico, simile a quello avvertito in bocca, nelle urine.
A questi si aggiunge vomito, a volte ricorrente, nausea, dolori addominali, mal di pancia, mal di testa, sonnolenza, malessere generale, pallore e occhiaie. Sulla superficie della lingua, inoltre, si forma una patina asciutta e di colore bianco-giallastro. Il respiro appare affannato e in alcuni casi può manifestarsi la perdita di coscienza.
I sintomi descritti possono durare alcune ore o anche per l’intera giornata. Il particolare, il vomito compare in seguito alla presenza di febbre alta e può durare per circa 4 giorni, scomparire e ricominciare.
Cause
L’acetonemia è solitamente conseguenza della presenza di febbre molto alta. La febbre, infatti accelera il metabolismo e quindi si esauriscono gli zuccheri.
Altre cause possono essere riscontrate nel digiuno prolungato, nell’eccessivo e prolungato sforzo fisico, nelle malattie congenite del metabolismo e nel diabete, se manca l’insulina.
Anche l’alimentazione è causa dell’acetone nei bambini. L’eccessiva assimilazione di grassi contenuti, per esempio, nei formaggi, nei salumi, nelle patatine, nelle merendine e nel cioccolato possono influire sulla manifestazione del disturbo.
Anche i fattori psicologici incidono sul fenomeno. L’emotività e la sensibilità, come è noto, influiscono sull’apparato gastrico.
Diagnosi e cure
La diagnosi viene eseguita con test sulle urine attraverso delle strisce reattive che si acquistano in farmacia.
A seguito del vomito frequente, il bambino può disidratarsi perché perde molti liquidi. In questi casi, il pediatra potrebbe ritenere necessario somministrare in vena, con una flebo, una soluzione fisiologica a base di glucosio.
Il medico suggerirà ai genitori di modificare la dieta alimentare del bambino prediligendo cibi sani e di dedicare del tempo all’attività sportiva.
Acetone nei bambini: cosa mangiare
Per ridurre l’acetone nei bambini è fondamentale seguire una dieta sane ed equilibrata ed eliminare quei cibi che influiscono sulla comparsa del fenomeno.
La dieta sarà priva di grassi e ricca di zuccheri, di acqua e liquidi. È importante però non forzare il bambino a mangiare se non se la sente.
Per evitare la disidratazione sono consentiti il the, le spremute e i succhi di frutta e le bevande zuccherate. A colazione, il bambino potrà bere del latte parzialmente scremato o scremato, e lo yogurt magro.
Si possono mangiare anche i carboidrati complessi (pane, fette biscottate, pasta, riso, semolino), le carni magre, il pesce, i legumi, i brodi vegetali, le verdure lesse o cotte al vapore. Consentiti sono anche i biscotti secchi, la marmellata, la frutta e il miele. Per condire le pietanze si userà un filo di olio extra vergine di oliva.
In alcuni casi, si possono assumere anche integratori alimentari di vitamine e minerali (potassio, magnesio).
Il medico suggerisce di evitare, o escludere dall’alimentazione, il latte e lo yogurt intero, i formaggi, la panna, il burro, le carni rosse, i salumi e gli insaccati, le uova. A questi si aggiungono le fritture e le salse per condimenti (maionese).
Per quanto riguarda i dolci sono da escludete il gelato, la cioccolata, le merendine industriali, i frollini e le brioches.
Dopo circa un paio di giorni, superata la fase del disturbo, il bambino può tornare alla sua consueta alimentazione.