Come si scrive? Il 90% delle persone sbaglia: la risposta è semplicissima (2 / 2)

Capita spesso di trovarsi di fronte a un bivio grammaticale quando si tratta di utilizzare le particelle “ce” e “ne” nella lingua italiana. Un apostrofo o un accento possono fare la differenza tra una frase corretta e una stravolta. Si scrive ‘ce c’è’, ‘c’è n’è’ o ‘c’è n’è’? Scopriamolo di seguito…

“Ce n’è” è la forma contratta di “ce ne è”. È composta da “ce” (derivato da “ci”) e la particella pronominale “ne” seguita dal verbo “essere”. Questa forma è utilizzata per esprimere la presenza o la disponibilità di qualcosa. Esempio: ‘Avevo portato il dolce. Ce n’è ancora?’.

“Ce ne” è la forma alternativa del pronome “ci” seguito dalla particella pronominale “ne”. È utilizzata per evitare ripetizioni. Esempio: ‘Prendi altre caramelle, ce ne sono ancora’.

C’è ne” è corretto quando i due elementi appartengono a frasi diverse, spesso con separazione di punteggiatura. Si tratta di “ci” con il verbo “essere” seguito dalla particella pronominale “ne”. Esempio: ‘Maurizio a casa non c’è, ne sono sicuro!’

“C’è né” è corretto quando “né” è una congiunzione e “c’è” è la forma contratta di “ci” seguito dal verbo “essere”. Ecco un esempio chiarificatore: ‘Cercavo il direttore o il suo assistente. Mi dispiace ma non c’è né l’uno né l’altro’. Ecco una spiegazione dettagliata di come utilizzare le particelle ‘ce’ e ‘ne’, ma servirà una certa pratica sul campo per acquisirne padronanza.