Educare significa sgridare necessariamente il proprio bambino? E’ una domanda ricorrente in ogni genitore. Se ci si ferma a riflettere sulle difficoltà che un genitore incontra nella crescita dei figli, sicuramente quella principale riguarda l’insegnamento dell’educazione e dei valori. Educare i propri figli è un compito difficile nella misura in cui comporta equilibrio nell’esempio e nelle parole. Insegnare i giusti comportamenti ai bambini, le cose opportune da dire, come sedersi a tavola, come agire nei confronti degli altri bambini, sono principi fondamentali per una sana e giusta educazione.
I bambini, si sa, essendo totalmente scevri di sovrastrutture (ed in questo risiede la loro preziosa bellezza), agiscono, parlano e si rapportano senza filtri e, molto spesso, la loro meravigliosa purezza può creare qualche istanza. Questo però accade quando si é di fronte a bambini che non hanno ricevuto insegnamenti dalle figure genitoriali e che troppo spesso vengono lasciti ‘liberi’ di agire senza regole. Sicuramente una delle libertà più grandi e importanti dell’essere umano è la libertà di espressione ma se la si confonde con il lassismo ecco che i bambini crescono e si sviluppano nell’assenza di punti fondamentali di riferimento entrando, in un fase successiva, nel caos.
Sbagliare, commettere errori, è una forma di grande umanità come lo è al tempo stesso rendersi conto di essere nel torto, ma quando si è bambini ci si rende conto dell’errore? E’ proprio questo uno dei punti più rilevanti nell’educazione di un bambino. I genitori dovrebbero insegnare al figlio sin dalla tenera età cosa è giusto e cosa è sbagliato, a ringraziare quando è opportuno farlo, a salutare quando si incontra qualcuno che si conosce, a mangiare composti a tavola e, soprattutto, a chiedere scusa se involontariamente si offende o si lede qualcuno, in questo caso specifico (chiaramente) un altro bambino. Spesso le parole se non accompagnate da esempi rischiano di non rimanere impresse ma altresì di essere impermanenti, come le farfalle. Di qui l’importanza da parte del ruolo genitoriale di educare il figlio alla sensibilità, all’espressione personale nel rispetto altrui, alla capacità di dire “mi dispiace” dopo uno sbaglio.
Ma allora come si fa ad insegnare tutto questo ad un bambino? La domanda germina spontanea: “educare significa davvero sgridare?”. Ognuno avrà certamente la sua visione e risposta in merito, ma sicuramente la virtù sta nel mezzo; in realtà educare significa sgridare il bambino quando sbaglia ma senza esagerare. Trovare il giusto equilibrio, infatti, tra un comportamento troppo rigido ed uno troppo lassivo è importantissimo. E’ sicuramente fondamentale al fine di eludere, in un futuro più o meno prossimo, che commetta lo stesso, medesimo errore. Ma apostrofare eccessivamente un bambino per ogni sua ‘sbavatura comportamentale’ può significare anche castrarne e confinarne la natura, la libertà più intima. Agire con delicata severità potrebbe essere la giusta chiave educativa da adottare al fine di crescere un bambino non represso da dogmi troppo rigidi e draconiani, ma al tempo stesso educato ai sentimenti, alla libertà rispettosa e alla capacità, fondamentale, di chiedere scusa. Insomma educare significa sgridare il proprio bambino con moderazione e solo quando è davvero necessario, cercando di lasciare anche molto spazio al dialogo ed all’interazione tra figlio e genitore, importante per far comprendere ai nostri piccoli quanto alcuni piccoli gesti siano davvero importanti nella vita di tutti i giorni.