Nel silenzio ovattato di un bosco, a ridosso delle montagne in provincia di Chieti, una famiglia anglo-australiana aveva scelto di vivere in aperto contrasto con la routine della modernità. Per i genitori, l’esistenza doveva essere un ritorno alle origini, improntata sull’autosufficienza e l’istruzione domestica per i loro tre bambini.
Era un paradigma di libertà, un modo per blindare l’intimità del nucleo familiare. A rompere questo fragile equilibrio di pace e armonia campestre è stata, all’improvviso, un’ingenuità quasi fatale. Un’intossicazione da funghi selvatici ha richiesto il ricovero ospedaliero di uno dei minori, trasformando un banale errore in una potenziale emergenza vitale.
Quell’unico, inatteso accesso al pronto soccorso ha squarciato il velo di normalità che li circondava, attirando l’attenzione di chi per legge deve garantire la tutela. I Carabinieri hanno eseguito un sopralluogo, innescando la macchina di un’inchiesta.

Il timore più grande dei genitori è diventato, in breve, una realtà ineluttabile: la giustizia ha cominciato a muoversi per mettere in discussione la loro capacità di tutelare i bambini. Il sistema, per quanto lento e complesso, ha emesso un provvedimento che minacciava di dividere per sempre il nucleo.
Ma proprio mentre il destino della singolare famiglia sembrava segnato dalla separazione forzata, è arrivato un colpo di scena inaspettato, un gesto di generosità che ha immediatamente spostato l’attenzione dal freddo Abruzzo al sole mediterraneo della Puglia.
Vediamo che cosa sta succedendo in queste ore particolari circa la famiglia nel bosco qualcosa di davvero molto particolare e davvero assurda ecco cosa è accaduto.