Nell’entroterra abruzzese, tra le fitte e silenziose alture che circondano Palmoli, provincia di Chieti, una famiglia aveva costruito il suo ideale di libertà . Lontano dalle logiche della società moderna e immersa nella natura, la loro esistenza era un esperimento radicale, basato sull’autosufficienza e sull’istruzione domestica dei tre giovanissimi figli.
Un velo di apparente normalità copriva una scelta di vita volutamente primitiva, una vera fuga dal rumore del mondo.Quel precario equilibrio si è frantumato improvvisamente, non a causa di una minaccia esterna, ma per un errore banale quanto fatale. A rompere il ritmo lento del bosco, infatti, è stata una corsa disperata verso la civiltà , necessaria dopo che i bambini sono stati costretti a un ricovero ospedaliero in seguito a un’intossicazione da funghi.
L’episodio ha acceso un faro su quella comunità nascosta. Dopo le dimissioni, il controllo di routine dei Carabinieri nell’abitazione ha innescato l’azione del sistema. La giustizia minorile, attivatasi in base alle segnalazioni, ha subito disposto la sospensione della potestà genitoriale per i due adulti.

La loro filosofia di vita, incentrata sulla totale autonomia e sul contatto con il selvaggio, è entrata in collisione con i protocolli di sicurezza e tutela. L’ultima ordinanza è il passo più doloroso in questa vicenda. Il legame indissolubile, che i genitori credevano protetto dalla foresta, è stato ora messo alla prova: cosa accadrà ai tre figli, ora separati per legge da un genitore e confinati in un nuovo ambiente?
Sarebbe comunque arrivata la decisione defintiiva della famiglia e le loro idee lasciano davvero tutti di stucco.