La vicenda riguarda una famiglia anglo-australiana composta da due genitori e tre figli, che ha deciso di vivere isolata in un casolare nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti. Senza acqua corrente, elettricità o servizi urbani, la famiglia conduce uno stile di vita autosufficiente, utilizzando un pozzo per l’acqua e pannelli solari per l’energia.
La loro abitazione, immersa nella natura, riflette una scelta di vita lontana dalle comodità e dalle regole della società moderna. Il Tribunale per i minorenni dell’Aquila ha disposto l’allontanamento dei tre bambini, collocandoli in una struttura protetta. La decisione si basa su presunti rischi legati all’isolamento e all’assenza di opportunità educative e sociali adeguate.
Il provvedimento ha scatenato un acceso dibattito tra chi sostiene la tutela dei minori e chi critica l’intervento come un’ingerenza eccessiva dello Stato nello stile di vita scelto dai genitori. I genitori si dichiarano profondamente amareggiati e contestano le accuse del tribunale. Secondo l’avvocato della famiglia, i bambini ricevono un’istruzione adeguata tramite homeschooling, sono vaccinati e l’abitazione è sicura.

La famiglia ha inoltre denunciato falsità e interpretazioni errate sui motivi dell’allontanamento, sostenendo che le loro scelte riflettano uno stile di vita responsabile e consapevole. La vicenda ha suscitato un dibattito pubblico acceso. Anche figure politiche si sono espresse, denunciando quello che definiscono un “atto eccessivo dello Stato” e chiedendo verifiche approfondite sulle motivazioni del tribunale.
La vicenda della “famiglia nel bosco” ha preso una piega inattesa dopo la testimonianza della zia dei bambini, che ha raccontato dettagli fino ad oggi inediti sulla vita quotidiana dei nipoti. Le sue dichiarazioni hanno messo in discussione alcune delle motivazioni alla base dell’allontanamento deciso dal tribunale. Scopriamo tutti i dettagli nella seconda pagina.