A Milano, le luci del quartiere tra Porta Garibaldi e Corso Como non si spengono mai. Nelle notti di metà novembre, in quel polo pulsante del divertimento, il brusio del sabato sera è una cortina di normalità che a volte si squarcia su un rumore sordo.
Era il 12 novembre, una serata come tante, nata per festeggiare all’apparenza un compleanno. Cinque ragazzi partiti da Monza, mossi dalla ricerca di una tensione artificiale, ostentando una posa da duri che apparteneva più ai social che alla loro realtà . Poi, la lite.
Tutto sarebbe scaturito, banalmente, da un rifiuto all’ingresso di un locale. All’improvviso, il copione della bravata si è trasformato in una azione violenta e indiscriminata. Sul marciapiede è rimasto un 22enne, uno studente della Bocconi, colpito da calci, pugni e da due colpi profondi inferte con un oggetto contundente usata. L’azione si è consumata con una assurdità e un distacco che ha scosso persino le istituzioni.

Per i magistrati, il gruppo ha agito con una “disumana indifferenza”, ma anche una traccia agghiacciante nelle intercettazioni. Quello che è emerso è che non solo non provavano rimorso, ma erano già pronti a colpire di nuovo la prima occasione utile. E proprio per questo i magistrati gli hanno immediatamente fermate.
Le accuse nei loro confronti sono gravissime come quella di tentato delitto. Una azione indiscriminata di cui i ragazzi pare non si siano appunto affatto pentiti. Per loro adesso comincerĂ un lungo processo giudiziario e rischiano tantissimi anni di reclusione. E i loro genitori hanno usato parole molto forti.