Il femminicidio di Giulia Cecchettin è stato un colpo al cuore per tutti noi che non potevamo certo immaginare un simile epilogo. La storia di Giulia abbiamo imparato a conoscerla, sin dal giorno della sua scomparsa, ossia l’11 novembre. Abbiamo ascoltato i disperati appelli di suo padre, Gino Cecchettin, con la speranza di un celere ritrovamento.
Sono passate ore, giorni, sino a quando il corpo senza vita della studentessa 22enne è stato rinvenuto in un canalone, nei pressi del lago di Barcis. E’ stato così che quel caso, reputato inizialmente di scomparsa, ha assunto i tratti di un reato, uno dei più efferati degli ultimi tempi nel nostro Paese.
Nemmeno un giorno dopo, la fuga di Filippo Turetta si è conclusa in Germania, col suo arresto. Era senza soldi, stanco, a bordo della sua Fiat grande punto nera, la stessa con cui è fuggito prima in Austria poi in territorio tedesco. Dopo giorni trascorsi nel penitenziario di Halle, il 22enne è stato estradato in Italia.
Attualmente è recluso nei penitenziario Montorio di Verona, dove, prima nell’interrogatorio di garanzia, poi in quello dinnanzi al pm, ha ammesso la sua colpevolezza e, ovviamente, le indagini sono in corso per definire i contorni del femminicidio di Giulia.
Gino Cecchettin, padre di Giulia, si è lasciato andare ad una confessione molto forte, dicendo cosa è successo nella bara della figlia. Vediamo insieme il suo racconto, nella seconda pagina.