Quanto accaduto a Mestre nella serata del 3 ottobre scorso è qualcosa che resterà per sempre impresso nella nostra memoria. Un sinistro gravissimo come non se ne verificano da tempo nel nostro Paese. A colpire è soprattutto la modalità in cui tutto è avvenuto.
Come è risaputo un bus con a bordo 36 persone è precipitato da un cavalcavia su via dell’Elettricità . Il mezzo pesante, elettrico, è andato a finire sulla ghiaia della ferrovia sottostante. Quando ha toccato il suolo il bus ha preso anche fuoco, andando completamente distrutto.
I Vigili del Fuoco hanno provveduto a spegnere le fiamme, mentre si è lavorato per tutta la notte tra 3 e 4 ottobre per rimuovere il mezzo ormai ridotto ad un ammasso di lamiere. All’esterno, nei momenti immediatamente successivi all’impatto, si notavano già i primi corpi senza vita.
L’ultimo corpo ad essere estratto è stato quello di Alberto Rizzotto, 40 anni, l’autista del bus. Anche lui purtroppo non ce l’ha fatta. Rizzotto era un brav’uomo, ben voluto da tutti, un autista attento e scrupoloso che aveva cominciato il suo turno da circa 90 minuti.
Poi, forse un malore improvviso, ha fatto si che il bus urtasse contro il guard rail cadendo poi nel vuoto. Spaventose le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza installate nella zona.
E in queste ore stanno emergendo le storie di chi si trovava a bordo di quel bus, che riportava i turisti in un campeggio vicino dopo una giornata trascorsa in relax e allegria. Quell’allegria che si è spenta poi a pochi minuti dalla partenza sul viadotto di via dell’Elettricità . Nella prossima pagina andremo a scoprire la storia di Antonela e Marko.