Matteo Messina Denaro è deceduto nella notte. Ribattezzato “U Siccu” per la sua corporatura, oppure “Diabolik” per la sua capacità di restare nell’ombra, il boss, riuscito a sottrarsi alla giustizia per 30 anni, insieme a Totò Riina e Bernardo Provenzano, è stato uno dei boss più potenti di tutta Cosa Nostra.
A vent’anni divenne pupillo di “U curtu” (Riina ndr.), dopo l’arresto di quest’ultimo fu favorevole alla continuazione della strategia degli attentati dinamitardi, insieme ai boss Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e ai fratelli Filippo e Giuseppe Graviano.
Nel 1992 fece parte di un gruppo di fuoco, composto da mafiosi di Brancaccio e della provincia di Trapani, che venne inviato a Roma per compiere appostamenti nei confronti del presentatore televisivo Maurizio Costanzo e per far fuori Giovanni Falcone e il ministro Claudio Martelli. Nel luglio di quello stesso anno Messina Denaro fu tra gli esecutori dell’omicidio di Vincenzo Milazzo, capo della cosca di Alcamo, che aveva cominciato a ribellarsi all’autorità di Riina. Soltanto alcuni giorni dopo strangolò a mani nude anche la compagna di Milazzo, Antonella Bonomo, che era incinta di tre mesi.
Nel 1993 fu tra i mandanti del sequestro del dodicenne Giuseppe Di Matteo, nella speranza che il padre, l’ex mafioso Santino Di Matteo, evitasse di collaborare con gli inquirenti che stanno indagando sulla strage di Capaci.
Matteo Messina Denaro ha esalato l’ultimo respiro. Vediano quali insieme quali sono le cause del decesso nella seconda pagina del nostro articolo, alla luce degli ultimissimi aggiornamenti diramati a mezzo stampa.