Il caso di Giulia Tramontano, la 29enne di Senago uccisa dal proprio compagno, può essere annoverato tra i femminicidi che resteranno indelebilmente impressi nella storia del nostro Paese. Una triste vicenda sta suscitando enorme scalpore nell’opinione pubblica italiana e che, giorno dopo giorno, continua ad arricchirsi di dettagli sempre più raccapriccianti.
Il colpevole del delitto, il barman 30enne Alessandro Impagnatiello, ha tentato in un primo momento di depistare le indagini, per poi cedere sotto il peso delle sue bugie e confessare la propria colpevolezza nel corso della notte del 1° giugno. Attualmente il barman risiede nella casa circondariale di San Vittore in una cella per i detenuti ‘a rischio al quinto raggio’, sorvegliato a vista per due motivi: per paura che possa essere aggredito dagli altri detenuti o che possa compiere un gesto estremo.
Sin da quando di Giulia si sono perse le tracce, gli italiani sono rimasti con il fiato sospeso, anche perché, oltre a lei, c’era il suo piccolino, il maschietto che portava in grembo da sette mesi, da salvare.
L’agghiacciante confessione dell’ omicidio della 29enne campana, è avvenuta quattro giorni dopo, da parte dello stesso Impagnatiello, suo fidanzato e convivente, nonché futuro del padre del piccolo Thiago che, da allora, è nel carcere di San Vittore.
Poco fa è arrivato l’esito dell’autopsia sul corpo di Giulia Tramontano. Scopriamo, in dettaglio, cosa è emerso nella seconda pagina del nostro articolo.