L’emergenza pandemica degli ultimi anni ha portato all’attenzione tutti i problemi e le carenze che riscontriamo nella sanità italiana. Negli anni precedenti alla crisi del Covid tutti i governi che si sono susseguiti hanno cercato di risanare il debito pubblico italiano con ampi tagli della spesa pubblica.
Ad pagarne le spese è stata soprattutto la sanità italiana, il settore che più ha risentito di queste manovre economiche spregiudicate. Purtroppo i risultati di queste decisioni scellerate sono emersi in maniera spietata durante la pandemia, quando l’Italia si è trovata totalmente impreparata ad affrontare un’emergenza di questa portata.
E’ parso evidente sin da subito come ci fossero carenze a 360 gradi: di posti negli ospedali, soprattutto nelle terapie intensive, e di personale (molti medici in pensione sono stati costretti a tornare in campo). Alla fine, con manovre in extremis, il governo è riuscito a tamponare la situazione e superare la pandemia, a costo però di troppe ‘lacrime e sangue’.
Per risollevare le sorti della sanità italiana occorrono però misure strutturali, e non solo palliativi. Anche dopo la fine dell’emergenza pandemica tutti i nodi stanno venendo al pettine ed alcune regioni d’Italia hanno fatto scattare ora l’allarme.
Uno dei problemi più annosi per la sanità italiana è quello della carenza di personale medico. Un fatto a dir poco sorprendente considerando come ogni anno ci siano decine di migliaia di aspiranti medici ai quali viene sbattuta la porta in faccia. Una regione italiana si trova seriamente a fare i conti con questo enorme disagio: scopriamo cosa sta succedendo.