Continua a tenere con il fiato sospeso tutti gli italiani, il caso della morte della 63enne triestina Liliana Resinovich, di cui si è ampiamente parlato in trasmissioni chi che si occupano di scomparsa e di tragici ritrovamenti, come Chi l’ha visto e Quarto grado.
Ribattezzato dai giornali di cronaca come il giallo di Trieste, il caso di Lilly, nome con cui veniva affettuosamente chiamata la donna, è davvero un rompicapo per gli inquirenti.
Era il 14 dicembre scorso quando della Resinovich si persero le tracce. Si è allontanata dall’abitazione in cui viveva con il marito, fotoreporter in pensione, Sebastiano Visintin.
Sin da subito sono stati diramati appelli per cercare di riportarla a casa ma ogni speranza è stata vanificata, il 5 gennaio successivo, dal ritrovamento del suo corpo senza vita nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste.
Liliana aveva 2 sacchetti di plastica trasparente, uno dentro l’altro, intorno alla testa, non troppo stretti alla gola, con il corpo racchiuso in grandi sacchi della spazzatura, uno infilato dall’alto e uno dal basso, mentre il suo corpo era rannicchiato, con le braccia incrociate al petto. Ecco arrivare una scoperta choc che farebbe rabbrividire chiunque ha seguito il caso della povera donna triestina. Vediamo cosa è accaduto.