Tutta Italia piange la scomparsa di Massimiliano, il 44enne toscano la cui storia ha toccato il cuore di tutti gli italiani. Da anni nel nostro Paese si discute su temi molto controversi, quali per esempio il suicidio assistito. La questione, ormai accettata in molti stati europei, è ancora oggetto di ampi dibattiti in Italia, dove non esiste ancora una legge in merito.
Una storica sentenza della Corte Costituzionale italiana del 2019 ha previsto una deroga all’applicazione dell’art 580 del Codice penale (Istigazione al suicidio), in casi particolari come quello oggetto del giudizio. Tuttavia, al di là dell’importanza della sentenza, in assenza di una legge è molto complicato seguire certe strade. La storia di Massimiliano insegna quando sia fondamentale occuparsi una volta per tutte dell’annosa questione e venire incontro alle esigenze di chi ha sofferto tanto come lui: ecco la sua storia.
Addio a Massimiliano
Quando si affronta questo tema ci si scontra inevitabilmente con con un certo ostracismo di natura etica e religiosa. Motivo per il quale l’opinione pubblica è praticamente divisa a metà sulla questione, così come sono pochi i paesi europei che si sono occupati di legiferare sul suicidio assistito. Massimiliano, malato da 6 anni di sclerosi multipla, voleva porre fine alle sue sofferenze, ma per farlo si è dovuto rivolgere ad una clinica svizzera.
A dare la notizia del decesso è stata l’associazione Luca Coscioni, che si occupa proprio di questi casi e a cui il 44enne toscano si era rivolto. Lo scorso lunedì Massimiliano aveva commosso tutti lanciando un accorato appello per essere aiutato a morire nella sua casa, purtroppo inevitabilmente caduto nel vuoto: “Sono quasi completamente paralizzato e faccio fatica anche a parlare. Da un paio di anni siccome non ce la faccio più ho iniziato a documentarmi su internet su metodi di suicidio indolore, e finalmente ho raggiunto il mio sogno. Peccato – ha aggiunto – che non l’ho raggiunto in Italia, ma mi tocca andare all’estero”.
Alla fine, come spiega l’associazione, l’uomo è stato accompagnato in una clinica svizzera da Felicetta Maltese e Chiara Galli, due note attiviste, che sono poi andate ad autodenunciarsi ai carabinieri di Firenze. Purtroppo il sogno di Massimiliano di porre fine alla sua vita circondato dagli affetti più cari e dagli amici non si è potuto realizzare, ma la sua storia può essere da monito per affrontare finalmente la questione del suicidio assistito nelle sedi opportune.