E’ uno dei misteri più grandi della vita. Esiste qualcosa dopo la morte? Le religioni sembrano possedere delle risposte: la corrente giudeo-cristiana è convinta in una vita dopo la morte nel Regno dei cieli, mentre le filosofie religiose orientali sono più orientate verso la reincarnazione sulla Terra.
Cosa dice invece la scienza? Da questo punto di vista le certezze si fanno molto più ombrose, anche perchè tentare di dimostrare empiricamente un fatto così intangibile e inspiegabile secondo le leggi matematiche, diventa un’impresa ardua. Al di là delle speculazioni filosofiche, c’è una ricercatrice in Australia che ha tentato di dimostrare come il nostro corpo continui a vivere dopo la morte per circa un anno: ecco cosa ha scoperto.
L’incredibile scoperta
Dopo aver studiato per più di 17 mesi il comportamento dei cadaveri nella cosiddetta ‘fattoria dei corpi’ in Australia, un luogo segreto in cui si conducono appunto ricerche sul comportamento del corpo post mortem, la ricercatrice Alyson Wilson è giunta ad incredibili conclusioni: il nostro corpo continuerebbe a ‘vivere‘ ancora per un anno.
Una considerazione che potrebbe sembrare priva di senso, ma che invece gode di una spiegazione scientifica. La ricercatrice ha fotografato per più di un anno i cadaveri presso l’Australian Facility for Taphonomic Experimental Research, e ha appurato come continuino, in un certo senso, a vivere. Per esempio, in un caso specifico, ad un cadavere che si trovava con le braccia conserte è stato notato a distanza di tempo lo spostamento degli arti superiori lungo i fianchi.
La spiegazione, in realtà, è piuttosto semplice e sarebbe da attribuire al processo di decomposizione del corpo. In sostanza, il corpo continuerebbe a muoversi in quanto intanto, per esempio, il corpo si mummifica e i legamenti si seccano, portando poi gli arti a sposarsi. Questo tipo di studio, che consente di comprendere meglio i movimenti del corpo post mortem, può avere enormi implicazioni: sarà possibile determinare con sempre maggiore precisione l’orario esatto della morte, a facilitare l’identificazione di persone scomparse o a ridurre il rischio di sbagliare la causa della morte.