Nel 2010, come stanziato dalla legge 170/2010, i DSA sono stati riconosciuti come individui affetti da handicap più o meno lievi.
Mentre in precedenza si riteneva che uno studente fosse semplicemente pigro o non si applicasse, ora si sa che l’individuo ha una problematica neurobiologica. In Italia i disturbi di DSA riconosciuti sono:
- Dislessia, difficoltà nel decodificare un testo scritto: gli individui che presentano questo disturbo hanno problemi a comprendere un testo scritto, a leggere ad alta voce e a svolgere i compiti che richiedono l’abilità di lettura;
- Disgrafia, difficoltà nello scrivere in maniera chiara e ordinata;
- Disortografia, difficoltà nello scrivere correttamente;
- Discalculia, incapacità nel calcolo matematico.
Per aiutare i soggetti affetti da DSA compiti fondamentali spettano all’intervento medico, a quello familiare e a quello scolastico. I Disturbi Specifici dell’Apprendimento si scoprono principalmente in età evolutiva, poiché in questa fase si presentano diverse difficoltà nell’acquisire le capacità di lettura, di scrittura e di calcolo.
Per questo motivo il ruolo scolastico è fondamentale. Il mondo scolastico deve impegnarsi nell’accompagnare il bambino e la famiglia nel percorso e per farlo il docente dovrà essere molto empatico per immedesimarsi e mettersi alla pari del ragazzo. La scuola deve parlare con i genitori e mettere in luce la persistenza di alcune prestazioni atipiche del bambino, deve spiegare la tipologia delle difficoltà incontrate e solo così i genitori possono richiedere l’assistenza di un medico specialista.
Superando quest’aspetto “emotivo”, gli interventi pratici che un docente può attuare sono svariati e per prima cosa può impegnarsi per la formazione delle classi, infatti, se la situazione non è eccessivamente grave, si potrebbero inserire due alunni con DSA nella stessa classe, in modo tale da facilitare l’integrazione di entrambi e di non farli vivere in una condizione di disagio come ‘caso raro’.
La vicinanza tra due alunni con DSA potrebbe essere utile anche al di fuori delle strutture scolastiche. Un ruolo affidato all’istituzione scolastica è quello della creazione del PEI, il Piano Educativo Personalizzato, che è un documento determinante per il percorso scolastico degli alunni con disabilità. Questo attestato contiene indicazioni dettagliate sugli interventi educativi e sugli interventi didattici da mettere in atto con l’individuo, sugli obiettivi prefissati e sui criteri di valutazione che verranno utilizzati per il soggetto.
È fondamentale che la famiglia venga compresa e supportata in questa situazione ed è importante che genitori, scuola e medici collaborano tra di loro per creare un piano personalizzato e appropriato per il bambino. Il Piano Didattico Personalizzato (PDP) è una certificazione dettagliata disposta dagli insegnanti ai quali viene comunicata una diagnosi di disturbo specifico dell’apprendimento, fatta e certificata da uno specialista. Quest’attestato definisce il rapporto tra la scuola, i genitori e le figure specialistiche che seguono lo studente nelle attività di riabilitazione.
É importantissimo sottolineare che un individuo con DSA non ha capacità cognitive inferiori agli altri, ma ha bisogno di un percorso di apprendimento individualizzato e personalizzato. Successivamente i docenti devono far sì che si parli in classe del problema e che i ragazzi accettino i compagni e li aiutino ad integrarsi. Sarà fondamentale che gli insegnanti non assumano comportamenti discriminatori, dovranno essere attenti ai bisogni di ciascuno e accettare le diversità.
Soprattutto nella scuola primaria e secondaria di primo grado è fondamentale individuare le difficoltà dei vari soggetti per trovare un piano personalizzato per ogni alunno e per ogni disciplina. Nel caso della scuola primaria ci si focalizzerà sull’aspetto fonologico e grafico e si cercherà di concentrare il lavoro sui singoli suoni, sulle sillabe, sulla lettura. Nella scuola secondaria la comprensione del testo sarà più difficile, poiché anche gli argomenti trattati sono più complicati. In entrambi i casi, vengono utilizzati dai docenti degli strumenti esterni, per aiutare i ragazzi a comprendere con più facilità. Questi strumenti esterni prendono il nome di strumenti compensativi e misure dispensative.
Per quanto riguarda la disgrafia e l’ortografia, l’intervento in scuola primaria può avvenire tramite dei giochi e cercando di far sembrare l’insegnamento come un divertimento. Nella scuola secondaria gli studenti verranno aiutati con la videoscrittura, che utilizza il correttore ortografico automatico. Ci sono dei casi in cui gli alunni che presentano alcune difficoltà non sono “certificati” e non gli viene riconosciuto un handicap. Questi vengono identificati come soggetti con Bisogni Educativi Speciali (BES), con il quale si indica «una qualsiasi difficoltà evolutiva in ambito educativo ed apprenditivo.
Il ruolo familiare, quando viene riconosciuta la patologia all’individuo, ha un ruolo molto importante perchè ha il compito di stimolare, aiutare, spronare il bambino. Sono fondamentali nella vita dell’individuo con DSA azioni di routine, sistematiche e le emozioni che gli vengono trasmesse, la serenità e il supporto. Per la famiglia avere a che fare e relazionarsi con un figlio con Disturbi Specifici dell’Apprendimento è difficile, si sentono spesso in colpa quando viene comunicata loro la diagnosi del figlio.
È fondamentale per un soggetto con DSA essere accettato dai membri della sua famiglia e i genitori, una volta presa coscienza delle difficoltà del figlio, devono valorizzazione le competenze scolastiche ed extrascolastiche, enfatizzare i suoi successi in ogni campo e far si che lui possa maturare gradualmente un’immagine positiva di sé. È dunque molto importante svolgere una terapia familiare, che viene utilizzata come un facilitatore comunicativo, poiché crea un dialogo tra tutti i membri della famiglia. Solo la condivisione degli obiettivi e dei metodi da parte di tutti e tre gli ambienti può accompagnare e supportare il ragazzo con DSA verso il compimento del suo percorso scolastico.
Il ruolo medico, ovviamente, rappresenta un ruolo centrale per la diagnosi e l’assistenza dell’individuo con DSA. Già il pediatra può essere in grado di riconoscere le difficoltà del bambino e può muoversi per attivare un percorso diagnostico e di recupero. Un bambino con DSA ‘valutata’ nell’infanzia, gestisce il suo handicap in maniera migliore rispetto a un ragazzo al quale l’handicap viene riconosciuto in età adolescenziale. Nel momento in cui viene riconosciuto dal pediatra un disturbo di DSA, l’individuo viene dunque affidato a specialisti o a strutture accreditate, le quali devono individuare il tipo di handicap specifico, comunicarlo alla famiglia ed insieme alla scuola creare un piano personalizzato. L’equipe solitamente è composta da un neuropsichiatra infantile, da uno psicologo dell’età evolutiva e da un logopedista. Una volta che si decide di fare una diagnosi, l’iter prevede:
- un colloquio di anamnesi, che viene svolto in presenza dei genitori;
- una valutazione, al bambino viene richiesto di svolgere dei test per valutare il profilo neuropsicologico.
- un colloquio di restituzione o conclusivo. Quando l’esame giunge al termine e si raggiungere una diagnosi, viene redatta una relazione conclusiva.
In questo momento si cercherà di creare un PDP (Piano Didattico Personalizzato). L’intervento medico, oltre ad essere fondamentale per il riconoscimento della problematica, può rivelarsi utilissimo anche per l’assistenza personale dell’individuo. Una risorsa utile potrebbe rivelarsi quella del Parent Training, che consiste nel rivolgersi ai familiari e non al bambino. È un modello di intervento che prevede di coinvolgere i genitori come individui di primaria importanza.