Il dolore al petto o dolore toracico colpisce la parte alta del busto, tra il collo e l’addome ed essere avvertito nel torace e nella schiena. Colpisce indistintamente gli uomini e le donne. In tanti, quando avvertono questo fastidio o dolore, pensano subito ai campanelli d’allarme e sintomi dell’infarto.
I dolori al petto, in realtà , possono essere determinati da diverse cause; alcune di queste sono innocue, altre gravi e pericolose, altre mortali. La sua percezione può interessare ed essere localizzata in alcune parti specifiche del torace (il lato sinistro, il lato destro o anche la zona centrale del torace) ed essere percepito come un dolore acuto, sordo, pressante, bruciante o simile a una coltellata.
Il sintomo è riconducibile a una qualsiasi patologia legata agli organi racchiusi nella zona toracica: cuore, polmoni, esofago, muscoli, tendini e nervi.
In base alla tipologia, il dolore al petto può essere somatico (il dolore si irradia attraverso le fibre muscolari tra testa, tronco e dalle sue estremità ), viscerale (quando il dolore parte dagli organi interni del torace) o riferito (quando la sua origine è da ricercare in altre parti del corpo)
Le cause più frequenti sono le malattie polmonari (bronchite, pleurite, embolia polmonare, ipertensione polmonare), i disturbi digestivi (gastrite, reflusso gastro-esofageo, ulcera gastroduodenale, pancreatite, disturbi all’esofago, calcoli biliari, infiammazione della colecisti e del pancreas), le sindromi cardiache (infarto del miocardio, malattie vascolari dell’aorta e dell’angina, dissezione aortica, pericardite), ed ancora tutte quelle patologie legate ai muscoli e allo scheletro che colpiscono nervi, costole e cartilagini (osteoporosi, ernia del disco, fratture, infezione da herpes zoster, fibromialgia e i tumori). Anche un problema alla pelle o un fattore emotivo, come l’ansia o lo stress, possono determinarne la percezione.
Qualunque sia la sua origine, il problema non deve essere sottovalutato, perché i segnali di malessere del nostro corpo sono differenti e non sempre compresi.
Dolori al petto: ecco i sintomi dell’infarto
Distinguere un dolore toracico riconoscendo l’origine del sintomo non è sempre facile. Quando, però, il dolore al petto dura più di 15 minuti ed è associato anche a difficoltà respiratoria, vomito, nausea, forte pressione e dolore al braccio sinistro è il caso di chiamare immediatamente un’ambulanza o raggiungere l’ospedale: potrebbe essere un caso di infarto cardiaco.
L’infarto si verifica quando il flusso sanguigno nell’area del muscolo cardiaco viene bloccato e non riesce a soddisfare le necessità del corpo (insufficienza cardiaca); se il flusso non viene ripristinato rapidamente, il muscolo del cuore muore e si possono verificare delle aritmie (alterazioni della frequenza o del ritmo dei battiti cardiaci). L’infarto non è sempre mortale, se riconosciuto in tempo.
La letteratura medica ha rivelato che nei giorni precedenti all’infarto, i soggetti hanno mostrato affanno e stanchezza fisica a riposo o dopo aver compiuto semplici attività , disturbi del sonno, eccessiva sudorazione e sudori freddi, ed ancora dolore agli arti superiori ed inferiori.
Cosa fare in caso di dolore al petto persistente
In caso di infarto è necessario descrivere al medico e al cardiologo tutti i sintomi, comunicare le patologie familiari (anamnesi familiare) e indicare tutti i farmaci e gli integratori che si assumono.
I soggetti più a rischio di infarto sono coloro che dimostrano anomalie nei livelli del colesterolo, coloro che soffrono di ipertensione arteriosa, ed ancora i diabetici specialmente se non assimilano correttamente l’insulina, gli obesi e i soggetti in sovrappeso. Anche il fumo, il metabolismo, un’alimentazione scorretta, la mancanza di attività fisica quotidiana, l’età possono influire e determinare un infarto.
Diagnosi e trattamento del dolore al petto
In generale, per comprendere le cause del dolore al petto è necessario eseguire alcuni esami specifici. In base al caso, oltre alle analisi del sangue, il medico può richiedere, al fine di riconoscere la natura del sintomo e stabilire la cura, un elettrocardiogramma, un ecocardiogramma, una scintigrafia del miocardio, una coronarografia, una radiografia del torace, una risonanza magnetica, una TAC, un’endoscopia, delle prove da sforzo.
Il risultato di questi esami diagnostici insieme allo studio dell’anamnesi personale e familiare del soggetto permetteranno al medico e al cardiologo di stabilire la giusta cura.
La prima terapia da eseguire è cercare di eliminare tutti i fattori di rischio possibili, già elencati. I trattamenti medico-chirurgici hanno, invece, l’obiettivo di abbassare il rischio della formazione di trombi, la prevenzione di complicanze della cardiopatia coronaria, diminuzione dei sintomi, riduzione dei fattori di rischio legate alle placche arteriose nel cuore, dilatazione o bypass delle arterie ostruite.
Cambiando lo stile di vita, assumendo i farmaci necessari ed eseguendo controlli medici periodici è possibile prevenire, ridurre o trattare i casi di cardiopatie.