Tra ciascuna delle ossa che formano la colonna vertebrale c’è un disco che se fuoriesce dalla sede provoca ernia discale o ernia del disco, una patologia molto diffusa.
Questi dischi fungono da ammortizzatori impedendo alle ossa di frantumarsi urtandosi vicendevolmente. Si tratta della fuoriuscita del materiale polposo dal disco o capsula nel canale spinale. Si può avere un’ernia del disco in qualsiasi punto lungo la colonna vertebrale, anche nel collo ma è più probabile che si verifichi nella parte bassa della schiena (ernia lombare).
L’ernia discale potrebbe originarsi dal sollevamento di qualcosa di molto pesante nel modo sbagliato o da un’improvvisa e violenta torsione della colonna vertebrale. Altre cause potrebbero essere il peso, la degenerazione dovuta a qualche malattia, la vecchiaia, la postura e la sedentarietà.
I sintomi dell’ernia discale non sempre si manifestano con dolore o fastidio eccetto se quest’ultima preme contro un nervo, ad esempio, nel caso del mal di schiena o delle gambe (sciatalgia).
Se un’ernia del disco compare nel collo, il dolore, oltre ad interessare il collo, potrebbe colpire anche le spalle e le braccia. Oltre al dolore, è possibile riscontrare intorpidimento, formicolio e debolezza.
L’operazione chirurgica è sempre consigliata?
In presenza di ernia discale iniziale o di una protrusione, cioè una sporgenza del materiale polposo, non è necessario intervenire chirurgicamente.
Sopra i 40 anni le protrusioni discali si verificano nell’80 per cento dei casi che non hanno mal di schiena. Le protrusioni fanno parte del normale invecchiamento del sistema.
L’intervento chirurgico è giustificato quando l’ernia genera una sintomatologia radicolare cioè quando vengono coinvolte una o più radici dei nervi con la compromissione di un arto e in presenza di una limitazione nei movimenti e di un evidente danneggiamento dell’attività muscolare.
Il più delle volte, si procederà con una terapia antinfiammatoria e cortisonica che nell’80% dei pazienti risulta risolutiva mentre il 15% per cento richiede qualche tempo ulteriore. Da ciò è evidente che dei casi conclamati di ernia al disco solamente il 5% dovrebbe richiedere un intervento chirurgico.
Dopo aver raccolto tutte le informazioni necessarie e solamente dopo che la terapia antinfiammatoria non ha sortito l’effetto sperato, bisognerà rivolgersi ad un chirurgo esperto e qualificato che capirà se è possibile procedere con l’intervento..
I tre sintomi che anticipano l’intervento chirurgico
L’intervento chirurgico è preso in considerazione se a causa dell’ernia al disco sono presenti le seguenti condizioni:
- Dolore alle gambe che si prolunga, senza miglioramenti, da almeno 4 settimane di terapia antiinfiammatoria;
- I sintomi sono così forti da interferire nelle normali attività quotidiane come il lavoro;
- Debolezza, mobilità difficoltosa, sensibilità anormale.
Le persone che si sono sottoposte ad un intervento chirurgico per un’ernia discale o lombare possono risolvere i loro problemi, a patto che siano originati dall’erniazione.
Il mal di schiena di altra natura non sarà minimamente alleviato dall’intervento. Comunque sia, nel lungo percorso, le persone trattate con la chirurgia e le persone trattate senza intervento chirurgico raggiungono gli stessi risultati anche se in tempi differenti.
Inoltre, è bene ricordare che molte persone richiedono un intervento chirurgico aggiuntivo dopo il primo, a causa della ricomparsa dell’ernia o di un’ernia sottovalutata in precedenza.
Le tecniche chirurgiche più diffuse
Con la laminotomia, il chirurgo pratica un’apertura nel arco vertebrale (lamina) per alleviare la pressione sulle radici nervose. Questa procedura viene eseguita attraverso una piccola incisione, a volte con l’aiuto di un microscopio. Se necessario, la lamina può essere rimossa (laminectomia).
La discectomia, invece, è l’intervento più comune utilizzato per ernia lombare. Questa tecnica consiste nella rimozione della porzione del disco che causa la pressione sulla radice del nervo. In alcuni casi, viene rimosso l’intero disco.
Il chirurgo raggiunge il disco attraverso un’incisione nella schiena (o nel collo) e quando possibile, utilizza una piccolissima incisione per ottenere gli stessi risultati. Questa procedura di recente scoperta, molto meno invasiva delle precedenti, è chiamata microdiscectomia. In alcuni casi, queste procedure possono essere eseguite a livello ambulatoriale.
Nella tecnica del disco artificiale, il paziente viene anestetizzato completamente. Questa tecnica è di solito utilizzata per un singolo disco quando il problema è nella parte inferiore della schiena. Non è una buona opzione se si soffre di artrite o osteoporosi o quando è compromesso più di un disco.
Per questa tecnica, il chirurgo raggiunge la parte interessata attraverso un’incisione nell’addome. Il disco danneggiato viene sostituito con un disco artificiale in plastica e metallo. Generalmente, se non si presentano complicazioni, questa procedura richiede un ricovero di uno o due giorni.
Anche per la fusione spinale è necessaria l’anestesia totale. In questa procedura, due o più vertebre sono fuse insieme. Ciò viene realizzato tramite innesti ossei presi da un’altra parte del corpo o da un donatore. Può anche prevedere l’aggiunta di metallo o plastica, viti e barre come rinforzo.
Ernia discale: quali sono i rischi?
Tutti gli interventi chirurgici hanno qualche rischio come infezioni, emorragie e danni ai nervi. Se il disco non viene rimosso, può rompersi nuovamente. Se si soffre di una malattia degenerativa del disco, si possono sviluppare problemi agli altri dischi.
La maggior parte delle persone guariscono molto velocemente dopo l’intervento chirurgico ma ogni caso è unico. Ad ogni modo, l’intervento chirurgico è sconsigliato nella maggioranza dei casi e sarà l’ultima risorsa alla lotta contro questo problema.
Tecniche sperimentali
Oggigiorno, sono state ideate svariate tecnologie che utilizzano piccole incisioni o iniezioni per intervenire sul disco senza operare chirurgicamente. Ad esempio, la discectomia endoscopica e decompressione discale elettrotermica.
È bene ricordare, tuttavia, che queste tecniche sono ancora ad un livello sperimentale. Se il medico vi consiglia una di queste procedure, è importante raccogliere il maggior numero di informazioni possibili oltre ad un secondo parere.
La discectomia laser utilizza un fascio di luce concentrato per sciogliere l’ernia del disco. Anche se questa tecnologia è utilizzata da diversi chirurghi, è considerata sperimentale a causa della mancanza di studi sulla sua efficacia e sicurezza.
Altri trattamenti sperimentali includono la rimozione dell’ernia discale o di parte del disco attraverso l’aspirazione sebbene questo trattamento non sia considerato efficace.