Circa un decennio fa, Facebook istituiva il sistema dei fact-checker, figure indipendenti che avrebbero dovuto combattere la disinformazione sui social. Un meccanismo parso sin da subito controverso e non sempre efficiente e che, soprattutto, ha sollevato questioni importanti, relative alla libertà di espressione.
Risale al lontano 2017 la prima notizia che Facebook etichettava come potenzialmente falsa. Ironia della sorte, riguardava l’attuale presidente Trump ed una presunta fuga di notizie. Oggi, proprio il nuovo leader della Casa Bianca è stato uno dei principali promotori dell’abolizione di questo meccanismo di censura online.
Alla vigilia del secondo mandato del tycoon alla Casa Bianca, Mark Zuckerberg ha annunciato quindi cambiamenti significativi nelle politiche di moderazione dei contenuti su Meta, con l’eliminazione appunto del sistema dei fact-checker. L’intento di Zuckerberg è quello di ripristinare la libertà di espressione, accusando i fact-checker di essere troppo politicizzati e di aver portato a troppi errori e censura.
Il nuovo modello proposto da Meta ricalca l’approccio di Elon Musk con X, che ha delegato agli utenti la correzione e l’aggiunta di contesto alle informazioni false attraverso le “community notes“. Zuckerberg ha dichiarato che questo cambiamento inizialmente coinvolgerà solo gli Stati Uniti, ma potrebbe estendersi a livello globale.
La mossa è stata criticata da molti in Europa, dove Meta continua a collaborare con fact-checker locali, come Pagella Politica e Open, e sta valutando gli impatti legali di tali modifiche in base al regolamento sui servizi digitali (DSA). La critica all’Europa da parte di Zuckerberg è stata decisa, sostenendo che le leggi che limitano la libertà di espressione stiano ostacolando l’innovazione. Meta, infatti, non ha intenzione di eliminare i fact-checker in Europa nel breve termine, ma ciò potrebbe cambiare in futuro.