Yara Gambirasio, dopo 13 anni arriva l’annuncio per Massimo Bossetti (2 / 2)

Il ricorso della difesa di Massimo Bossetti,  formata dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, è stato accolto dalla Cassazione, con rinvio per nuove esame davanti alla Corte di Assise di Bergamo, in tema di indagini difensive funzionali all’eventuale promovimento del giudizio di revisione.La Prima Sezione ha annullato con rinvio l’ordinanza del 21 novembre 2022 della Corte di assise di Bergamo, che, in sede di esecuzione, aveva negato alla difesa di Bossetti il diritto di accedere ai reperti confiscati ai fini dello svolgimento di indagini difensive in vista dell’eventuale revisione del processo.

Dopo la decisione emessa in camera di consiglio dagli ermellini, al termine di una  discussione a porte chiuse, la Corte di assise di Bergamo dovrà consentire alla difesa la ricognizione dei reperti, nei limiti già autorizzati in precedenti provvedimenti, stabilendo contestualmente le opportune cautele idonee a garantirne l’integrità.

All’esito della ricognizione, se la difesa avanzerà nuova specifica richiesta, la Corte di assise dovrà valutare la concreta possibilità di nuovi accertamenti tecnici e la loro non manifesta inutilità. L’avvocato Claudio Salvagni, difensore del muratore di Mapello, condannato in via  definitiva all’ergastolo per l’uccisione di Yara Gambirasio, ai microfoni dell’Adnkronos, ha dichiarato: “In attesa di leggere il provvedimento della Cassazione, e in base a quanto apprendiamo dalla stampa, siamo molto contenti: ora iniziamo il percorso per dimostrare che quel Dna non è di Massimo Bossetti”.

Salvagni, come riportato sul Quotidiano Nazionale, ha rilasciato la sua opinione a caldo:: «A questo punto la difesa può finalmente iniziare un percorso per dimostrare che quel Dna di Ignoto 1 non appartiene a Massimo Bossetti». Si tratta del risultato di una serie di richieste presentate dalla difesa a partire dal 2019, quando i difensori di Bossetti avevano chiesto di vedere, oltre alle provette con 54 campioni di Dna, anche gli slip, i leggings, la biancheria, le scarpe e tutto quello quello che Yara indossava il 26 novembre del 2010 e sui sono state trovate o si potrebbero trovare tracce biologiche del colpevole.

La prima decisione del tribunale di Bergamo consentiva alla difesa una ricognizione non invasiva, senza contatto con i reperti, alla presenza della polizia giudiziaria. Il blocco era arrivato alla richiesta di tempi e modalità presentata dagli avvocati di Bossetti.