Vittorio Sgarbi non ce la fa più: la drastica decisione (2 / 2)

Il ricovero è stato necessario a causa di uno degli effetti della sindrome depressiva che Vittorio Sgarbi ha  da tempo, ovvero  il rifiuto di mangiare.  Proprio per questo, il critico d’arte viene alimentato. Una notizia davvero forte, questa,  sulla quale si è espresso il giornalista e scrittore Marcello Veneziani, caro amico di Sgarbi.  Lo ha fatto in una toccante intervista pubblicata su  “Il Corriere della Sera”,  che ha raggiunto rapidamente le case di milioni di italiani.

Veneziani, nel parlare del legame che lo unisce a Vittorio, essendo amici da tantissimi anni,   i ha commentato la delicata situazione clinica del critico d’arte ,attribuendo la causa della sua depressione al suo  modo di essere e di guardare il mondo.

Sgarbi  è sempre stato un uomo fortemente sopra le righe per quanto riguarda il modo di comportarsi e il linguaggio. Questo lo ha portato ad avere fan e haters allo stesso modo,  dividendo fortemente la pubblica opinione.

Una cosa è certa: non è mai passato inosservato  in tv e in ambito politico.   Marcello Veneziani, nell’intervista al Corriere, ha spiegato che dal suo punto di vista la depressione di Vittorio Sgarbi è «figlia del suo narcisismo ferito. Ha la percezione che molte delle sue libertà impulsive non potranno più essere praticate».  Secondo lo scrittore, «Il suo universo si sta restringendo: drammatico per chi è stato convinto di poter cavalcare il mondo. Una dimensione dell’io sproporzionata rispetto al passato e che lo porta ad atteggiamenti distruttivi». Ma Veneziani vede uno spiraglio di ripresa per l’amico, seppure il suo contrasto della depressione sia un ostacolo enorme per qualsiasi individuo.

Veneziani è convinto che la depressione sia  un’ottima alleata della  patologia ma è convinto che Vittorio possa rialzarsi. In che modo? Passando da quella che definisce  “piccola morte” lasciandosi alle spalle il “Vittorio Uno”» per risorgere. . Lo scrittore amico del critico d’arte, ha chiosato: «Dovrà insomma immaginarsi in un’altra prospettiva certamente meno egocentrica e più legata al mondo reale».