“Vita mia ti prego non ci lasciare”. Papà Francesco muore sotto gli occhi della moglie e delle figlie (2 / 2)

Mi è capitato, per lavoro, di intervistare piccoli pazienti oncologici. Li ho visti esprimere il loro ultimo desiderio. Qualcuna desiderava essere una principessa; qualcuno un astronauta. C’è chi si è battuto, attaccato alle inferriate del tribunale, pur essendo un piccolo scricciolo, per respirare un’aria pulita. C’è chi, invece, è stato strappato all’affetto dei suoi cari prematuramente.

E’ il caso del 59enne Francesco Dell’Aversana, un marito e un padre premuroso che è morto dinnanzi alla moglie Maria Giovanna e alle amate figlie Emanuela e Serena. Una perdita straziane per un’intera  comunità, quella di Caserta, incredula dinnanzi alla sua dipartita. Era un uomo onesto, lavoratore, per bene.

Purtroppo, dopo aver combattuto da guerriero contro un brutto male,  è stato quest’ultimo ad avere la meglio e Francesco si è dovuto arrendere. Il suo cuore ha cessato di battere. Francesco è l’ennesima vittima dell’egoismo dell’uomo, del suo istinto criminale, degli interessi materialistici  che uccidono. Nessuno mai lo ridarà indietro ai suoi familiari, straziati dal dolore,  dai suoi colleghi, dagli amici di sempre.

E’ un dolore troppo forte, implacabile, che si è calcato con mano nei volti pietrificati di chi ha partecipato ai suoi funerali, celebrati presso la Parrocchia di San Pietro Apostolo a Parete, in una chiesa stracolma di gente provata dalla dipartita di un uomo che aveva tutto il diritto di vivere ma che è stato strappato alla vita  improvvisamente.  Francesco e tutti coloro che  sono diventati degli angeli per colpa dei loro simili, merita giustizia; quella giustizia che troppe volte, in diversi gruppi, associazioni, singoli cittadini, hanno invocato.

Sinora, purtroppo, tale parola è rimasta solo sulla carta. La realtà è un’altra. E’ fatta di una ferita sanguinante che non si rimarginerà mai fino a quando non verranno presi provvedimenti drastici e soprattutto fino a quando no n si capirà che i simili stanno uccidendo i simili. Una strage interminabile, che va fermata. Certo, non ci potrà restituire i cari persi per tumori o altre malattie legate all’inquinamento, ma ci potrà dare un minimo conforto.