Nonostante le recenti spinte verso l’uniformazione normativa, la questione cruciale rimane legata alla categoria di appartenenza del dipendente. Ancora oggi, per i lavoratori del settore privato le fasce di reperibilità si confermano valide sette giorni su sette, inclusi i giorni festivi e non lavorativi.
Questi dipendenti sono tenuti a restare a disposizione del medico INPS la mattina dalle 10:00 alle 12:00 e, di nuovo, il pomeriggio dalle 17:00 alle 19:00. Decisamente più lunghe, invece, le finestre per coloro che operano nell’ambito pubblico, con un totale di sette ore giornaliere concentrate nei giorni feriali: quattro al mattino, dalle 9:00 alle 13:00, e tre ore nel pomeriggio, dalle 15:00 alle 18:00.
Tuttavia, il principio di uniformità è un punto fermo stabilito da una decisione del TAR Lazio che ha bocciato le precedenti regole che distinguevano tra i due settori. L’Istituto sta gradualmente recependo questo orientamento, anche attraverso controlli sempre più automatizzati, e un monitoraggio serrato sui certificati e sulle assenze considerate sospette.
Esistono, fortunatamente, dei casi di esonero che permettono di lasciare il domicilio anche durante gli orari di controllo, purché documentati e giustificati: tra questi rientrano gli infortuni sul lavoro, gli stati patologici connessi alla gravidanza e le gravi patologie che richiedono terapie salvavita.
In ogni caso, per evitare che la visita fallisca, il lavoratore ha l’obbligo di inserire correttamente l’indirizzo di reperibilità nel certificato e di assicurarsi che il proprio nome corrisponda a quello riportato sul campanello.