Sono tre i casi di vaiolo delle scimmie registrati a Verona, sebbene la sanità della città sia preparata a fronteggiare questi tre casi, riguardanti soggetti maschi che, probabilmente, hanno contratto il virus attraverso contatti esterni. Oltre a Verona, altri tre casi sono stati registrati in Veneto, con un totale di sei casi in tutta la regione.
La situazione, pur non destano notevole apprensione, viene tenuta sotto stretta sorveglianza, specie per quanto concerne le categorie più a rischio. In tanti sono gli utenti che, dopo aver appreso la notizia, stanno ricercando sul web i sintomi d’esordio del vaiolo delle scimmie.
A dirla tutta, come si può facilmente consultare sui siti specializzati, l’infezione è un mix di questi sintomi: febbre, mal di testa, brividi, stanchezza, astenia (debolezza generale), linfonodi ingrossati ma anche mal di schiena, dolori muscolari. Passati da uno-tre giorni dall’inizio della febbre, si manifesta un’eruzione cutanea. Le lesioni cutanee lentamente si trasformano in vescicole, pustole e croste, come potete vedere dall’immagine che abbiamo condiviso qui sotto.
Se compaiono questi sintomi, il consiglio dei medici è quello di isolarsi e consultare tempestivamente il proprio medico di medicina generale per ricevere i giusti consigli su come gestire la patologia. Ovviamente, come per ogni tipologia di infezione, anche in questo caso occorre osservare dei comportamenti ben precisi. In primis, lavatevi bene le mani in modo da potervi difendere dalla diffusione del virus. Chi sta pianificando un viaggio in Africa, dovrebbe informarsi preventivamente sulla situazione sanitaria della destinazione, soprattutto se ha come meta un’area endemica come il Congo, scrive il sito dell’Humanitas, nostra fonte di riferimento per la stesura di questo articolo.
Il controllo della temperatura due volte al giorno, l’astensione dall’attività sessuale per 21 giorni dopo l’ultima esposizione o finché non si esclude il contagio; evitare contatti con bambini sotto i 12 anni, donne in gravidanza e persone immunocompromesse (e in generale limitare i contatti) fino a quando il rischio di aver contratto l’infezione non viene escluso, servono ad evitare il contagio. I medici raccomandano inoltre di evitare il contatto stretto diretto con animali, inclusi gli animali domestici, per 21 giorni dopo l’ultima esposizione; ;evitando di donazioni ematiche, di cellule, tessuti, organi, latte materno o sperma mentre si è in regime di sorveglianza.