“Un grave errore giudiziario”, Antonio Logli la notizia è appena arrivata (2 / 2)

Ormai è questione davvero di pochissimi giorni, in quanto il 5 dicembre, davanti alla Corte di Appello di Genova, si deciderà sull‘istanza di revisione del processo che il team degli avvocati che difendono Antonio Logli ha presentato a fine luglio. Questa notizia riguardante la data di fissazione one dell’udienza arriva direttamente dalla criminologa Anna Vagli che insieme alla genetista forense Teresa Accetta, affianca l’avvocato Andrea Vernazza nella difesa dell’ex elettricista della Geste.

Dopo il deposito dell’istanza di revisione, saranno i magistrati della Corte d’Appello di Genova a decidere se accoglierla o meno. Gli avvocati difensori di Logli fanno leva sulle nuove testimonianze raccolte dai detenuti incontrati da Loris Gozi, supertestimone del caso, quando era recluso al Don Bosco per scontare una condanna per furto.

Anna Vagli, divenuta 2 anni e mezzo fa consulente di Antonio Logli, ha parlato di indagini difensive difficili a causa di molteplici ostacoli che si sono frapposti nella ricerca della verità. Nonostante questo, lei e tutto il team che si occupa della difesa di colui che è il colpevole dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della Ragusa, è convinta che la condanna di Logli sia stata un grave errore giudiziario.

Il team difensivo cerca di mantenere il massimo riserbo, senza giocare a carte scoperte.Quel che trapela è che la testimonianza del giostraio Gozi, che aprì le porte del carcere al marito della Ragusa, non sia così tanto attendibile. A riprova di questo ci sarebbero delle confidenze fatte ad alcuni compagni di cella.

Ovviamente si va per gradi per cui occorrerà attendere il pronunciamento dei magistrati. Se l’istanza verrà accolta, la difesa di Logli porterà a testimoniare in aula i detenuti che, al Don Bosco, hanno sentito Loris Gozi pronunciare qualcosa che potrebbe stravolgere tutto il piano accusatorio per anni mosso a Logli. La difesa di Logli punta a convincere i magistrati a indagare su piste alternative come quelle dell’allontanamento volontario di Roberta, facendo leva su alcuni scritti autografi della donna, ritrovati dopo la condanna. In questi scritti, mai messi agli atti, sarebbe racchiusa la volontà della Ragusa di voler “per andare a vivere in un posto caldo”.