Il corpo di Cinzia Pinna è stato sottoposto ad accertamenti medico-legali e “ha parlato”, come si dice in gergo processuale. Difatti è emerso che sul volto della giovane donna trentatreenne, freddata a Palau, è presente un foro, compatibile con un colpo di pistola. Siamo solo all’inizio dei vari esami ma la Tac, effettuata dal medico legale Salvatore Lorenzoni con la partecipazione del consulente tecnico Ernesto d’Aloia, a Sassari, ha messo in luce questo.
Il colpo sarebbe partito da una semiautomatica Glock, regolarmente detenuta per uso sportivo, che i carabinieri hanno già sequestrato. Gli esami sul corpo della trentatreenne proseguiranno mercoledì, mentre giovedì potrebbe essere fissata l’autopsia.
Ragnedda, reo confesso del femminicidio di Cinzia Pinna, ha confessato davanti ai magistrati che la donna lo avrebbe aggredito e che voleva tagliargli la lingua. Questo, secondo la sua versione, lo avrebbe portato a reagire emettendo il colpo.
Ragnedda, che attualmente si trova nel penitenziario di Bancali, a Sassari, dove è sottoposto a sorveglianza speciale, ha aggiunto: “Avrei potuto fare un’altra scelta, ma ho fatto quella sbagliata, potevo scappare ma non l’ho fatto”. Al momento sono troppi i tasselli che gli inquirenti dovranno ancora rimettere insieme per ricostruire la dinamica del femminicidio e quello che si è consumato dopo il delitto di Cinzia Pinna.
In particolare, l’attenzione di chi indaga si concentra su eventuali complici, in particolare sul ruolo del giardiniere ventiseienne che avrebbe fatto sparire gli indumenti di Cinzia, e su un’amica dell’imprenditore di Arzachena che avrebbe contribuito, secondo i sospetti, a ripulire l’abitazione dalle tracce ematiche e a disfarsi del divano su cui Cinzia sarebbe stata spostata dopo il delitto. Troppi sono i punti oscuri e misteriosi che dovranno essere fugati dagli inquirenti.