Tumore alla vescica, il quarto più diffuso in assoluto: i sintomi a cui prestare attenzione (2 / 2)

 Sergio Bracarda, direttore del Dipartimento di Oncologia all’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni, ci fa riflettere sul fatto che il 61% degli interpellati, nell’ambito del progetto U-Charge, non si è mai recato dal medico in presenza di sintomi eclatanti, precisando che se nell’80% la neoplasia interessa gli uomini, i numeri sono in aumento fra le donne, in cui essa si presenta ancora più aggressiva.

Ma veniamo ai sintomi. L’esperto ci dice che il sintomo caratteristico del tumore alla vescica è l’ematuria, ossia la presenza di sangue nelle urine, ma occorre prestare attenzione allo stimolo frequente o urgenza di urinare, bruciore o dolore pelvico, dolore alla schiena, le cistiti ricorrenti. La diagnosi precoce impedisce che la malattia si propaghi, influenzando, in negativo, la sopravvivenza futura.

Per quanto riguarda l’approccio terapeutico da adottare, esso varia in base allo stadio del tumore. In genere, molto utilizzato è l’approccio combinato tra chirurgia, chemioterapia, radioterapia e immunoterapia. Bracarda, che è anche presidente di SIUrO, Società italiana di uro-oncologia, precisa che il tabacco, ossia il fumo di sigaretta, è da solo responsabile della metà dei casi circa di tumore alla vescica, seppure esistano altri fattori di rischio.

Tra questi, l’esposizione a coloranti, l’alcol, i cancerogeni ambientali ( arsenico nell’acqua potabile, le amine aromatiche e i pesticidi agricoli). A 5 anni dalla diagnosi, la sopravvivenza è di circa l’80% negli uomini e 78% nelle donne in quando 2/3 delle forme, fortunatamente, non sono infiltranti, per cui le possibilità di guarigione sono più alte.

Il progetto «U-Change», ideato e realizzato da Nume Plus di Firenze, con il contributo non condizionante di Astellas Pharma, cui hanno partecipato 21 esperti tra medici, pazienti e istituzioni, ha come obiettivo quello di analizzare l’attuale modello di cura per il tumore alla vescica, identificarne le criticità e disegnare un futuro modello di cura. E’ necessario, secondo gli esperti che hanno supportato il progetto, promuovere campagne informative efficaci, utili a far conoscere i fattori di rischio e le attuali possibilità terapeutiche, sottolineando la necessità del coinvolgimento delle istituzioni sull’importanza del conoscere la malattia. Servizi di conoscenza della patologia, gruppi di ascolto, materiale educazionale sono indispensabili per coniugi, partner e familiari di un paziente oncologico.